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Riunione n. 1
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1. Se non si sa cos’è la politica economica, non si capisce nulla di quello che sta succedendo e non si può reagire 2. Perché, pur non essendo tutti cattolici, abbiamo deciso di servirci delle parole del Papa per spiegare cos’è il Neoliberismo 3. Cos’è la politica economica e qual è il suo fine ultimo. I diversi modelli di politica economica 4. Il modello economico neoliberista è quello applicato oggi 5. Il modello economico keynesiano era applicato fino agli anni ʼ80 6. La silenziosa marcia del Neoliberismo a partire dagli anni ʼ80 e l’abbandono del modello keynesiano 7. Oggi non basterebbe tornare al modello keynesiano: occorrono soluzioni nuove, adeguate ai tempi che viviamo 8. Il Neoliberismo crea disoccupazione 9. L’economia non è una scienza esatta. Il fallimento della teoria neoliberista della “ricaduta favorevole” 10. Lo strapotere della finanza neoliberista condiziona i governi 11. Gli Stati hanno il diritto e il dovere di intervenire per evitare che la speculazione finanziaria arrechi danni ai cittadini. Lo dicono molti economisti e lo dice anche il Papa. Però il Neoliberismo lo vieta 12. Il Debito Pubblico nel modello neoliberista è un problema; prima, invece, non lo era. La tirannia invisibile dei mercati e della finanza 13. Occorre contrastare l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria 14. Quando udite le parole riforme e cambiamento, drizzate le orecchie e aguzzate l’ingegno. Le riforme che ci ha imposto il Neoliberismo hanno prodotto un aumento del Debito Pubblico e della disoccupazione: ecco i dati ufficiali 15. Nello stagno della disoccupazione occorre gettare un “macigno”, non un “sassolino”. In questo Vademecum spiegheremo come fare
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Perché, se non si sa cos’è la politica economica, non si comprende nulla di quanto sta accadendo? Perché il dibattito politico è concentrato su temi che a volte appassionano i cittadini e a volte li lasciano indifferenti. La discussione su questi temi, però, si svolge all’interno di una politica economica, il Neoliberismo, avviata dallo Stato italiano a partire dagli anni ʼ80 e definitivamente consolidata negli anni ʼ90. Se non si comprende cos’è il Neoliberismo e in cosa differisce dalla politica economica che abbiamo adottato dal dopoguerra agli anni ʼ80, ogni dibattito volto a migliorare le condizioni di vita dei cittadini risulta sterile e ogni discorso si conclude, quasi sempre, con le frasi: “Non ci sono i soldi” oppure “L’Europa non ce lo consente”.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Perché utilizzate le parole del Papa per spiegare la politica economica? Noi non siamo tutti cattolici e, anche quelli che fra noi lo sono, non condividono alcune cose che dice il Papa. Abbiamo però deciso di spiegare cos’è il Neoliberismo commentando le Sue parole in tema di economia perché esse sono condivisibili da tutti e, inoltre, per i seguenti motivi: · Perché il Papa è certamente il soggetto più noto fra tutti quelli che criticano le teorie neoliberiste. Pertanto, quando voi leggete Papa Francesco, a questo nome dovete idealmente aggiungere i nomi di migliaia di economisti, di politici e di esponenti della cultura e della società che la pensano allo stesso modo. · Per dare una scossa ai cattolici, concentrati su temi prevalentemente etici, far loro comprendere l’importanza dei temi economici e stimolarli a sostenere il nostro Progetto. · Perché il Papa ha esortato i giovani a «fare casino»(1) e far “casino” (con strumenti leciti e democratici) è anche lo scopo di questo Vademecum. · Perché il Papa, nell’esortazione apostolica Evangelii Gaudium (di seguito EG ), ha affermato che «Questa economia uccide» sintetizzando in una sola frase, il pensiero di tutti gli economisti che si oppongono alla politiche neoliberiste(4). ( I brani della Evangelii Gaudium, qui commentati separatamente, sono riportati per esteso in Appendice).
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Papa Francesco (EG53) dice: «Questa economia uccide».
Cosa intende dire con il termine economia? Intende riferirsi alla politica economica.
E cos’è la politica economica? La politica economica è lo strumento attraverso il quale lo Stato, con le sue leggi, “si prende cura” dei suoi cittadini. * Il fine della politica economica, in democrazia, può essere così sintetizzato: far raggiungere un maggior benessere al maggior numero di cittadini.
Esistono diversi modelli di economia? I modelli di politica economica che uno Stato può adottare sono molti. Nella storia se ne sono succeduti diversi, che hanno determinato il benessere o la povertà dei popoli. Semplificando, indichiamo i seguenti: · modello comunista/marxista. Dopo la caduta del muro di Berlino nel 1989, è stato definitivamente abbandonato da tutti i Paesi dell’Est comunista. · modello capitalistico. Applicato in Occidente dalla fine dell’Ottocento a oggi, in due diverse formule: · modello capitalistico liberista e neoliberista. È quello cui, a partire dagli anni ʼ80, si è ispirata l’Unione Europea e può essere così sintetizzato: diamo libertà (e privilegi) ai mercati e alla finanza e il benessere dei cittadini aumenterà in modo automatico. · modello capitalistico keynesiano. È quello che è stato applicato dalla risoluzione della Grande Crisi del 1929, e in Italia dal 1945, agli anni ʼ80 e può essere così sintetizzato: diamo lavoro e soldi ai cittadini e tutta l’economia ne trarrà vantaggio. Chi è avanti negli anni, ricorda il benessere che l’economia keynesiana produsse per i cittadini. Ed è bene che anche i giovani ne siano informati.
Il modello liberista è un modello nuovo e moderno? No. È più moderno il modello keynesiano. Il modello liberista nasce nel ʼ700, si diffonde nel ʼ800, crolla nel 1929, e viene riesumato a partire dal 1980 con il nome di Neoliberismo. Il modello keynesiano, invece, nasce negli anni ʼ30 del ʼ900. * Quindi, se in TV qualche economista neoliberista afferma che “i tempi sono cambiati” e che ispirarsi al modello keynesiano significa tornare indietro al ʼ900, bisogna ricordargli che lui sostiene chi è tornato indietro all’ ʼ800.
Se questi due modelli di economia sono entrambi capitalistici, qual è la differenza fra i due modelli? Ecco, in estrema sintesi, i principi del modello liberista – attualmente denominato neoliberista – al quale oggi si ispira l’Unione Europea: · La libertà assoluta dei mercati e della finanza regola da sé l’economia e crea benessere e occupazione. Gli Stati non devono mai intervenire. · La spesa pubblica nuoce e solo i mercati hanno il compito di creare occupazione e benessere per tutti. · Il Debito Pubblico è “cattivo”.
Ed ecco i principi del modello keynesiano, che ha assicurato benessere fino al suo abbandono, iniziato negli anni ʼ80 e completato negli anni ʼ90: · La libertà dei mercati e della finanza non deve essere assoluta. Gli Stati hanno il dovere di intervenire per evitare che banche e finanza abusino della libertà concessa e, soprattutto, per creare occupazione. · La spesa pubblica è indispensabile per creare reddito, rilanciare i consumi e contrastare la disoccupazione. · Il Debito Pubblico è “utile”.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU L’economia che, dice il Papa, “uccide” è il Neoliberismo che oggi ispira la politica dell’Unione Europea? Sì, è il Neoliberismo, che dà libertà assoluta alla finanza. È la politica economica che l’Unione Europea si ostina ad attuare, nonostante il suo fallimento sia sotto gli occhi di tutti.
Potete definire, in una frase, il modello economico neoliberista? Ecco la definizione. * Il modello economico neoliberista affida il governo dell’economia (e quindi il benessere dei popoli) alla finanza e ai mercati, senza che i popoli possano – con gli strumenti della democrazia – controllare/indirizzare il loro operato.
Con il Neoliberismo, nessuno può controllare la finanza e i mercati? No. Qualcuno può farlo. Il Neoliberismo vieta agli Stati ogni intervento sulla libertà di mercati e finanza, ma altri soggetti possono intervenire. Nel sistema neoliberista, alcuni soggetti privati possono controllare finanza e mercati e persino dare “ordini” ai governi.
Il Neoliberismo è un progetto solo economico o anche politico? Il Neoliberismo è un progetto politico, un “pensiero unico” onnicomprensivo che pervade tutti i settori della civile convivenza: lavoro, scuola, sanità, professioni, trasporti, democrazia, alimenti, ecc. Il Neoliberismo, progressivamente e silenziosamente, priva i popoli del diritto di decidere del loro futuro, imponendo un modello “che non si può mettere in discussione”.
Il modello liberista, in passato, è già stato applicato? Ha dato buoni risultati? È stato applicato dall' '800 ed è fallito miseramente nel 1929, causando disastri finanziari e umanitari.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Cos’è successo nel 1929? Nel 1929 una Grande depressione, simile a quella odierna, fece venire “al pettine” i nodi del liberismo. La crisi causata dal liberismo nel 1929 produsse un drastico calo dei consumi, un’impennata della disoccupazione e, come oggi, numerosi suicidi di imprenditori, risparmiatori, ecc. In quegli stessi anni, però, una classe politica – prima criticata ma poi rivelatasi lungimirante – consentì di uscire dalla crisi applicando una nuova dottrina economica: quella keynesiana, dal nome del suo ideatore John Maynard Keynes. La dottrina keynesiana prevedeva che alla libertà dei mercati andasse affiancato l’intervento dello Stato, volto a stimolare la crescita con gli investimenti e a impedire gli abusi che tale libertà consentiva, in particolare alle banche e alla finanza.
Il modello keynesiano in passato è già stato applicato? Il modello fu applicato negli Stati Uniti e il 1932 fu l’anno del cosiddetto New Deal, il piano di riforme interventiste – formulato dal Presidente degli Stati Uniti Franklin Delano Roosevelt – ispirato alle teorie keynesiane. Furono avviate imponenti opere pubbliche, si ridusse la disoccupazione e si rilanciarono i consumi. Con l’ingresso degli Stati Uniti nella Seconda guerra mondiale e i conseguenti massicci investimenti, la disoccupazione fu poi definitivamente abbattuta.
Il modello keynesiano ha dato buoni risultati? Sì. Quella del New Deal fu la pietra miliare di un tipo di politica economica che sarebbe stata ripresa e ampliata dopo la guerra, creando un benessere più diffuso rispetto a oggi che tutti quelli che hanno vissuto quei tempi ricordano nitidamente. La politica economica keynesiana è quella cui ci siamo ispirati dal dopoguerra agli anni ʼ80.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Come e perché il modello keynesiano fu abbandonato a partire dagli anni ʼ80? Il modello liberista, che era miseramente crollato nel 1929, fu “riesumato” a partire dagli anni ʼ80, si diede un gradevole prefisso (neo) e soppiantò il modello keynesiano. L’approccio neoliberista si diffuse pian piano in modo globale durante gli anni ʼ80 e ʼ90 del secolo scorso: nel Regno Unito con Margaret Thatcher, negli Stati Uniti con l’avvento della presidenza di Ronald Reagan. Le istituzioni furono completamente indottrinate dalle tesi neoliberiste, che si propagarono a scapito delle politiche keynesiane, progressivamente abbandonate. I neoliberisti, negli anni ʼ80 eʼ90, “convinsero” gli Stati ad abbandonare il modello keynesiano, senza che i cittadini comprendessero le conseguenze che su di loro avrebbe avuto la politica economica neoliberista. * «I neoliberisti – dice il Premio Nobel per l’Economia Paul Krugman(63) – lautamente finanziati dai grandi gruppi finanziari, propongono politiche economiche che rispondono agli interessi di coloro che prestano i soldi e non di coloro che lavorano per guadagnarsi da vivere».
Quali furono le conseguenze del prevalere del Neoliberismo? · (S)Vendita di imprese e di beni pubblici (facendo leva sugli scandali e le inefficienze del pubblico). · Tagli alla spesa sociale. · Completa anarchia dei mercati e della finanza. · Classificazione del lavoro come “merce” e non più come Diritto dell’Uomo. · Compressione delle retribuzioni del lavoro (dipendente e autonomo).
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Il Papa condanna il Neoliberismo. Ma indica anche una via da seguire? Il Papa propone di mettere il lavoro al centro della politica economica. Ci si potrebbe chiedere: il modello keynesiano propone di investire per creare lavoro; torniamo ad applicarlo e risolviamo il problema? La risposta da dare è negativa. Oggi un semplice ritorno al modello keynesiano non sarebbe sufficiente. Non basterebbe investire, ad esempio, in opere pubbliche. Oggi gli investimenti sono necessari ma non sufficienti per garantire a tutti un lavoro. Il mondo è cambiato e occorrono altre soluzioni.
Perché, oggi, le spese per gli investimenti sono necessarie, ma non sufficienti? Rispondiamo con un esempio. Quando scriveva Keynes, negli anni ʼ30, per realizzare una galleria era necessario impiegare centinaia di uomini; oggi basta utilizzare una scavatrice, chiamata “talpa”, che fa lo stesso lavoro con l’utilizzo di pochissima manodopera. E se invece di guardare al passato guardiamo al futuro le cose peggiorano. Basti pensare che esistono già stampanti 3D che consentono di costruire un edificio in pochi giorni con un basso impiego di manodopera.
Come si possono integrare le politiche keynesiane e utilizzarle adattandole ai nostri tempi? Occorre attuare strumenti innovativi che consentano di dare lavoro a tutti. Bisogna investire non solo sulle opere, ma soprattutto sugli uomini. L’uomo deve essere l’obiettivo primario. * Oggi serve un Neoumanesimo economico che ponga l’uomo e il lavoro (e non i mercati e la finanza) al centro della politica economica. In questo Vademecum suggeriamo come fare un piccolo passo verso questo Neoumanesimo, pur restando entro i confini che ci impongono i Trattati europei, ispirati al Neoliberismo.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Papa Francesco (eg53) dice che: come conseguenza di questa «economia che uccide», i popoli sono senza lavoro e si considera l’essere umano come un bene di consumo. Il Neoliberismo crea disoccupazione? Sì. Il Neoliberismo nega la centralità del lavoro, di tutto il lavoro: autonomo, dipendente, di piccoli e medi imprenditori, ecc. Crea disoccupazione e spinge verso il basso le retribuzioni di tutti quelli che vivono di lavoro. Il lavoro diventa una merce e l’uomo diventa uno strumento “usa e getta”, un oggetto senz’anima, senza diritti e senza dignità; quando non serve più, lo si abbandona. Non si può investire per contrastare la disoccupazione e si afferma che la finanza, lasciata libera da ogni regola, creerà “magicamente” benessere. Tutto ciò non è mai avvenuto; questa teoria è stata smentita dai fatti.
Ma se il Neoliberismo spinge verso il basso le retribuzioni di chi lavora, chi acquisterà i beni prodotti dalle imprese? Saranno acquistati da coloro che hanno la necessità di comprarli, costringendo le persone a indebitarsi. La finanza presterà a chi lavora quello stesso denaro che gli è stato sottratto, spingendo verso il basso la sua retribuzione. Il cerchio si chiude sempre a favore della finanza, che esproprierà i beni di chi è stato costretto a indebitarsi. Il problema del debito privato non è certo meno grave del problema del Debito Pubblico.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Papa Francesco (eg 54) dice : «In questo contesto, alcuni ancora difendono le teorie della “ricaduta favorevole”».
Cosa afferma questa teoria? La teoria neoliberista della “ricaduta favorevole” sostiene questo: se si lasciano i mercati e la finanza liberi di fare ciò che vogliono, questa libertà genererà automaticamente una “ricaduta favorevole” sull’economia, produrrà occupazione e creerà un generale miglioramento delle condizioni di vita di tutti i cittadini. Questa teoria è uno dei cardini dell’economia neoliberista cui si ispira l’UE.
Papa Francesco (eg54) dice : la teoria della “ricaduta favorevole” «non è mai stata confermata dai fatti».
Questa “ricaduta favorevole” c’è stata o no? No, e la risposta è sotto gli occhi di tutti. La politica economica neoliberista, ispirata alla teoria della “ricaduta favorevole”, messa alla prova dalla crisi, ha generato povertà, disoccupazione, chiusura d’imprese, suicidi, riduzione delle retribuzioni di tutti i lavoratori (autonomi e dipendenti), oppressione fiscale, fallimenti di piccole e medie imprese, ecc. La teoria neoliberista della “ricaduta favorevole” non è mai stata confermata dai fatti. E i fatti valgono più delle parole, delle promesse e delle teorie.
Ma l’economia non è una scienza esatta come la fisica e la matematica? No, non lo è. Nonostante gli economisti facciano ampio ricorso a grafici e formule nei loro scritti e nelle loro previsioni, l’economia non è affatto una scienza esatta. Gli errori che gli economisti neoliberisti hanno commesso in passato, in particolare negli ultimi anni, smentiscono ogni parvenza di “scientificità” che essi pretendono di attribuire alle loro previsioni. La scienza è ben altra cosa. Un esempio: se io lascio cadere un oggetto dalle mie mani, posso prevedere che finirà a terra? Sì, perché la scienza ci ha insegnato che esiste la forza di gravità. Ma se io affermo che lasciando liberi mercati e finanza migliorerà il benessere dei cittadini, posso avere la stessa certezza? Ovviamente no. Occorre, quindi, cambiare metodo e fare direttamente e subito ciò che è necessario. * L’economia viene definita “scienza”, ma non lo è. Il modo migliore per capire se un modello di politica economica funziona, è verificare il maggiore o minore benessere che essa produce per i cittadini. L’albero si riconosce dai frutti(6)
Noi pensavamo che l’economia fosse una scienza! Anche alcuni di noi lo pensavano, ma hanno cambiato idea. Un libro ci ha colpito in modo particolare e vogliamo citarlo, non solo nelle note ma nel testo, anche per ricordare il suo autore, già membro del Consiglio generale della Banca di Francia, scomparso in un attentato terroristico. Ecco il titolo: Lettera aperta ai guru dell’economia che ci prendono per imbecilli (Maris Bernard, Ponte alle Grazie, Milano, 2000) . L’economia ha fondamenta politico/filosofiche, non scientifiche. E molti economisti hanno ormai capito che formule e previsioni non servono a nulla(59). Di conseguenza, quando nei dibattiti televisivi si invita un economista, non ci si dovrebbe limitare a definirlo “economista”. Sarebbe opportuno precisare a quale scuola economica fa riferimento e invitare anche un economista che appartiene a un’altra scuola. Come si fa con gli esponenti di diversi partiti o movimenti politici.
Per capire se l’economia di un sistema democratico funziona, si deve verificare il maggiore o minore benessere che essa produce per i cittadini? Sì, proprio così. Se il benessere aumenta, quella teoria economica è buona. Se il benessere diminuisce, come oggi avviene, invece è cattiva. * Se io voglio migliorare il benessere dei cittadini, devo occuparmi subito dei cittadini e non attendere che le mie teorie (scientifiche?) producano gli effetti che io penso dovrebbero produrre.
Perché i governi non prendono atto che il Neoliberismo è fallito e non cambiano? Perché non si vuole. Alcuni studiosi(16) sostengono che i frutti velenosi del Neoliberismo non sono il prodotto di un errore degli economisti neoliberisti che hanno ispirato i governanti, ma fanno parte di un preciso disegno volto a sottrarre poteri e ricchezza ai cittadini per darli alla finanza e alle multinazionali. A noi non importa capire se chi ci ha imposto il Neoliberismo era in buona o malafede; peraltro, sarebbe difficile saperlo con certezza. A noi, oggi, interessa soltanto limitare alcuni effetti negativi prodotti dal Neoliberismo, in attesa che vengano modificati i Trattati che ci obbligano ad applicarlo. E questo si può fare. Occorre solo che i cittadini comprendano e si uniscano, mettendo da parte – sia pur provvisoriamente – gli argomenti sui quali si dividono.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Papa Francesco (eG 54) dice : «Questa opinione, che non è mai stata confermata dai fatti, esprime una fiducia grossolana e ingenua nella bontà di coloro che detengono il potere economico e nei meccanismi sacralizzati del sistema economico imperante».
Chi detiene il potere economico? I detentori del potere economico sono i grandi gruppi finanziari. Ci si chiederà: ma il potere non è detenuto dai governi eletti dal popolo? La risposta è: no, non è così. * Con il Neoliberismo, la finanza è in grado di imporre agli Stati le politiche economiche da perseguire, di dare “ordini” ai governi e di farli cadere se non obbediscono. E, dice il Papa, «chi si fida è un ingenuo».
Se cambia il governo, cambiano le cose? Se i cittadini non si attivano e non si organizzano per incidere sui governi e, più in generale, sulla politica, difficilmente cambierà qualcosa. * Le forze politiche dovrebbero prendere una posizione chiara sui problemi derivanti da Neoliberismo, occupazione e Debito Pubblico (che, come vedremo, sono strettamente connessi) per consentire ai cittadini di fare una scelta consapevole.
Papa Francesco (eg55) dice : «Una delle cause di questa situazione si trova nella relazione che abbiamo stabilito con il denaro».
Qual è la relazione che abbiamo con il denaro? La relazione che abbiamo con il denaro è di ignoranza. Comprendere come il Neoliberismo ha cambiato il modo in cui il denaro viene creato e distribuito è essenziale. Tratteremo questo argomento, con l’attenzione che merita, nelle Riunioni n. 3 e n. 4.
Il Papa dice che accettiamo “pacificamente” il predominio della finanza sulle nostre società. Ci esorta a prendere le armi? Ovviamente no. Il Papa non ci invita certo a non essere pacifici e a prendere le armi. Pacificamente, in questo caso, vuol dire che tutti noi diamo per scontato che non si può far nulla per cambiare le cose. Facciamo dormire le nostre intelligenze, senza chiederci come possiamo reagire al predominio del denaro (o, meglio, di chi lo crea e lo muove). I cittadini non reagiscono, per scarsa informazione o per pigrizia mentale.
Papa Francesco (eg55) dice: «la crisi ha alla sua base la negazione del primato dell’essere umano».
Se si “punta” sull’uomo si evitano le crisi economiche? Sì. Se una politica economica si disinteressa dei diritti fondamentali dell’uomo è fatalmente destinata ad andare in crisi. E poco importa che tale politica sia di destra o di sinistra, comunista o liberale.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Papa Francesco (eg56) dice: «Tale squilibrio procede da ideologie che difendono l’autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria. Perciò negano il diritto di controllo degli Stati, incaricati di vigilare per la tutela del bene comune».
Perché le ideologie neoliberiste negano agli Stati il diritto/dovere di vigilare e, se necessario, di intervenire? Perché, secondo i neoliberisti, i mercati e la speculazione finanziaria, lasciati liberi di fare ciò che vogliono, realizzano automaticamente il bene comune. Gli Stati (e quindi, i cittadini) non devono “immischiarsi” nelle loro faccende private. È questo il dogma del Neoliberismo: mercati e finanza, liberi da ogni controllo degli Stati, ci daranno il benessere necessario e risolveranno i nostri problemi. Vi risulta che ciò sia accaduto? Guardatevi intorno! Gli Stati devono tutelare il bene comune. E, invece, Il Neoliberismo nega loro il diritto/dovere di impedire che mercati e finanza operino in contrasto con il bene comune. Lo dice il Papa, ma l’avevamo già capito.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Papa Francesco (eg56) dice: «Si instaura una nuova tirannia invisibile, a volte virtuale, che impone, in modo unilaterale e implacabile, le sue leggi e le sue regole» .
Cos’è questa tirannia invisibile e virtuale? Oggi, chi detiene il potere economico può agire con fini che i cittadini non comprendono o non condividono; e può persino dare “ordini” ai governi. Ai cittadini si dice: queste sono le “regole” e bisogna rispettarle. Nessuno può opporsi. E la tirannia virtuale è più pericolosa di quella reale, perché:
· La tirannia reale (ad esempio una dittatura) è facilmente riconoscibile e i cittadini possono comprenderla e contrastarla. · La tirannia virtuale si cela dietro regole astratte e incomprensibili che i cittadini non possono capire e osteggiare.
Papa Francesco (eg56) dice: «Il debito e i suoi interessi allontanano i Paesi dalle possibilità praticabili della loro economia e i cittadini dal loro reale potere d’acquisto».
Perché il Debito è un problema? Perché la gestione del Debito Pubblico è stata affidata, in modo esclusivo, ai mercati che, con i loro ricatti, condizionano le scelte degli Stati. E se i cittadini protestano per i sacrifici imposti, la risposta più usata è: “I mercati ci guardano”. * Ma i cittadini non hanno mai “eletto” i mercati a regolatori delle loro vite. I cittadini hanno eletto i loro rappresentanti politici per essere tutelati anche dalla finanza e dai mercati, e non per sentirsi dire: “Non possiamo tutelarvi perché dobbiamo obbedire ai mercati”. E i cittadini non sono mai stati informati del profondo mutamento che il Neoliberismo ha prodotto sulla gestione del Debito Pubblico dal 1981 in poi: a partire da quegli anni, infatti, il Neoliberismo ha sottratto agli Stati il controllo del Debito Pubblico e lo ha affidato ai privati. Spiegheremo come ciò è avvenuto nella Riunione n. 3 e, ne siamo certi, vi stupirete.
Papa Francesco (eg58) dice : «Il denaro deve servire e non governare!»
Siamo governati dalla finanza? Sì. Oggi, in tema di politica economica, siamo governati dalla finanza e dai mercati e non dai nostri rappresentanti democraticamente eletti.
Ma chi crea il denaro? Il denaro non è più ancorato all’oro e quindi la sua emissione è svincolata da qualsiasi bene fisico che uno Stato possiede. Il denaro oggi, in particolare nella Zona Euro, è creato da istituzioni che appartengono a soggetti privati. * Il Neoliberismo, dopo aver sottratto agli Stati il controllo del Debito Pubblico delegandolo solo a soggetti privati, ha affidato esclusivamente a questi ultimi anche il potere di creare denaro. Lo spiegheremo bene nella Riunione n. 3.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Papa Francesco (eg58) dice: «Vi esorto […] a un ritorno dell’economia e della finanza a un’etica in favore dell’essere umano».
Perché parla di “ritorno”? C’era, in passato, un’economia diversa? Sì. Fino agli anni ʼ80 si applicava la politica economica keynesiana, di cui abbiamo già parlato.
Papa Francesco (eg 202) dice: se non si rinuncia «all’autonomia assoluta dei mercati e della speculazione finanziaria», non si potrà risolvere nessun problema.
Perché, se non si contrasta la finanza speculativa, non si risolvono i problemi? Perché la finanza, se viene ancora lasciata libera dal controllo degli Stati (e quindi, dei cittadini), farà solo i suoi interessi e colpirà sempre più in lungo e in largo e sempre più in alto.
Papa Francesco (eg 203) dice: la dignità di ogni persona umana deve strutturare la politica economica.
Cosa significa? Il Papa lo afferma per dare applicazione ai principi cristiani, ma questa affermazione ha anche una valenza giuridica ed economica. · Sotto l’aspetto giuridico: la Costituzione italiana prevede una politica economica fondata sul lavoro e sulla tutela dei beni che il lavoro produce come, ad esempio, il risparmio e la casa e non sul dominio della finanza. Il modello neoliberista, quindi, è in contrasto con la Costituzione italiana (approfondiremo questo punto nella Riunione n. 8). · Sotto l’aspetto economico: se ci si occupa dell’uomo, l’economia ne trae benefici. Non si può sperare che le aziende assumano (se non hanno commesse) perché i lavoratori hanno bassi salari e scarse tutele. Oppure che la gente acquisti qualcosa (se non ha soldi) e si rivolga a un professionista o a un artigiano perché i loro servizi costano meno. Se invece il lavoro è retribuito come si conviene alla dignità dell’essere umano e si contrasta la disoccupazione, l’intero sistema economico ne trarrà beneficio.
Papa Francesco (EG 203) dice: il richiamo alla dignità e al bene comune sembrano appendici aggiunte a un discorso politico senza prospettive.
Perché il Papa dice che i discorsi politici sono senza prospettive? Perché illustrano riforme (già fatte o da fare) che, ci dicono, creeranno in futuro lavoro e daranno dignità alle persone. Sembrano clausole di stile che vengono aggiunte in modo automatico a ogni discorso politico, come si fa con i distinti saluti alla fine di una lettera. Occorrerebbe, invece, un programma concreto che assicuri, subito, un reale benessere a tutti.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Ma stiamo facendo le riforme! Saranno utili o no? Attenzione. * Quando udite le parole riforme e cambiamento, drizzate le orecchie e aguzzate l’ingegno. Le parole riforme e cambiamento sono come le scatole, sono dei contenitori: si deve capire cosa c’è dentro. Quindi chiedetevi sempre: · chi ci suggerisce (o ci impone) le riforme? · a chi sono utili? · a quale politica economica si ispirano? Se le riforme si muovono nell’ambito della politica economica neoliberista, sappiate che non sono utili ai cittadini: lo hanno dimostrato i fatti.
E le famose riforme strutturali che l’Europa continua a chiederci, si muovono sempre all’interno del Neoliberismo? Sì, certo. Ricordate le riforme che la bce “ci consigliò” di fare nella lettera inviata al governo italiano nell’agosto del 2011(7)? Tagli alle pensioni, nuove imposte, ecc. Le abbiamo fatte; e cosa è successo? Le nostre condizioni sono migliorate? Il Debito Pubblico è diminuito? L’occupazione è aumentata? No. Il Neoliberismo si è rafforzato.
Quali sono stati i risultati delle riforme neoliberiste che l’UE ha imposto all’Italia nel 2011? Ecco qui di seguito i dati ufficiali con i riferimenti alle relative fonti, ante e post riforme sul Debito e sulla spesa pubblica. Prima delle riforme: · Debito 1.907 miliardi (a fine 2011)(8) · Spesa 804 miliardi (nel 2011)(9)
Dopo le riforme: · Debito 2.211 miliardi (a ottobre del 2015)(10) · Spesa 826 miliardi (nel 2014)(11)
Di questi aumenti di spesa e Debito Pubblico ha beneficiato l’occupazione? No. Se l’aumento del Debito Pubblico e della spesa avesse avuto come risultato la riduzione della disoccupazione, poco male. Ma non è stato così. Ecco qui di seguito i dati ufficiali sulla disoccupazione, sempre con i riferimenti alle relative fonti, che vogliamo darvi in numeri e non in percentuale, per sottolineare che dietro un numero c’è una persona, con la sua vita, la sua famiglia, i suoi figli, i suoi problemi. · Prima delle riforme: disoccupati 1.961.784 (nel 2011)(12) · Dopo le riforme: disoccupati 3.162.638 (nel 2015)(12) Le riforme che ci ha imposto l’UE hanno portato i disoccupati a un livello storico. E i dati sulla disoccupazione giovanile sono ancora più drammatici. Oggi il numero dei disoccupati è in calo, ma non basta. Peraltro, gran parte dei nuovi occupati sono in condizione di precarietà. Durante la crisi l’albero neoliberista ha prodotto frutti velenosi; ciò non avvenne, invece, per la crisi del 1929, che fu superata con le politiche keynesiane. Le riforme che ci ha imposto l’UE prescrivendoci una “cura neoliberista”, non hanno migliorato il benessere dei cittadini. Lo dimostrano i frutti che esse hanno prodotto.
Quindi la “cura” che ci hanno imposto nel 2011 non ha avuto l’effetto di creare occupazione e di migliorare le nostre condizioni di vita? No; con la “cura” neoliberista: · la disoccupazione, il Debito Pubblico e la spesa sono aumentati, · le pensioni sono state tagliate, mentre l’età pensionabile è stata innalzata.
In che misura sono aumentati il Debito, la spesa pubblica e la disoccupazione con le riforme? Vi abbiamo riportato sopra i dati ufficiali. · Il Debito Pubblico è aumentato di oltre 300 miliardi. · La spesa pubblica è aumentata di oltre 20 miliardi. · I disoccupati hanno raggiunto un livello storico: 3.162.638.
Un’obiezione: ma con questa “cura” siamo riusciti a far calare lo spread! Non illudiamoci; vedremo poi cos’è lo spread, spiegheremo che è sempre “in agguato”, che è utilizzato per dare “ordini” ai governi e che può essere reso inoffensivo solo con politiche diverse da quelle che ci impone il Neoliberismo. Nella Parte seconda del Vademecum vi diremo cosa si può fare per difenderci dallo spread e mettere in sicurezza i nostri conti senza danneggiare i cittadini. * Le riforme neoliberiste che ci ha imposto l’UE non hanno migliorato le condizioni di vita dei cittadini. Lo dimostrano i frutti che hanno prodotto. E lo spread, lo vedremo, si può contrastare con altri strumenti.
In TV dicono che il mondo è cambiato e dobbiamo adeguarci! Vero. Ma il cambiamento può essere gestito con altre politiche economiche; non è obbligatorio, come ci fanno credere, gestirlo con la ricetta neoliberista.
Se io sono malato e con le medicine che mi prescrivono non miglioro, devo cambiare il medico o le medicine? Perché lo Stato e l’UE non modificano la politica economica? Perché sono dominati dal Neoliberismo e dai neoliberisti e nessun governo, di qualsiasi colore politico, può cambiare medicina se prima non si liberano le istituzioni da questo dominio.
In TV dicono che la disoccupazione è in calo; allora non è vero? Occorre badare ai dati cui si fa riferimento e al numero di nuovi occupati. Si può dire che la disoccupazione cala, quando trovano lavoro (anche precario) alcune centinaia di migliaia di persone ma, ovviamente, non basta. I disoccupati, lo abbiamo visto, sono milioni.
Cosa dovrebbe fare una riforma per essere veramente efficace? Dovrebbe creare, direttamente e subito, lavoro per tutti e non attendere che l’occupazione aumenti di qualche punto decimale perché si attuano le riforme neoliberiste. Occorre ben altro.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Allora, cosa si dovrebbe fare? Ecco il nostro suggerimento: nello stagno della disoccupazione occorre gettare un “macigno”, non un “sassolino”, e nella Parte seconda illustreremo un Progetto che consente di dar lavoro a 4 milioni di persone senza aumentare le imposte (anzi, riducendole).
I disoccupati sono poco più di 3 milioni, perché voi parlate di 4 milioni? Perché molti non cercano più lavoro e non figurano fra i disoccupati; è utile, quindi, prevedere il peggio. Se si dovranno assumere meno persone, meglio così; i soldi risparmiati potranno essere utilizzati per altri scopi. Ma c’è di più. In caso di necessità, il nostro Progetto consentirebbe di dar lavoro anche a 8 milioni di persone (lo vedremo meglio nella Riunione n. 6).
Papa Francesco (eg204) dice: «Non possiamo più confidare nelle forze cieche e nella mano invisibile del mercato».
Cos’è questa mano invisibile? L’esistenza di una mano invisibile del mercato, teorizzata dai neoliberisti, significa questo: i mercati, lasciati liberi di fare quel che vogliono, saranno disciplinati da una mano invisibile che regolerà in modo automatico ricchezza, prezzi, risorse, occupazione, ecc. È ormai chiaro però che questa magica mano invisibile non esiste o, se esiste, ha lavorato solo a vantaggio della finanza e non dei popoli. Ma immaginiamo, per un momento, che questa mano invisibile esista. Come utilizzarla al meglio? Invertiamo tutto, mettiamo al primo posto il lavoro e la mano invisibile sarà costretta, di conseguenza, a occuparsi di regolare i mercati. Noi proporremo di affidare alla mano invisibile questo diverso, nobile compito.
Noi cittadini, possiamo fare qualcosa per reagire? Certo, siamo qui per questo. * Vi illustreremo un Progetto attuabile subito, senza attendere la modifica dei Trattati, e vi suggeriremo come farlo approvare organizzando i Gruppi di Sostegno al Lavoro Minimo Garantito. Ne parleremo nelle Riunioni n. 2 e n. 9. Per chiudere questa Riunione, un’avvertenza. Non deve trarre in inganno il termine Neoliberismo che foneticamente si associa al termine “libertà” e “liberale”. Il modello economico liberista, cui oggi ci ispiriamo, non libera l’ uomo ma, come vedremo, lo rende schiavo dei mercati e della finanza.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU a. In democrazia, il fine ultimo della politica economica può essere così sintetizzato: far raggiungere un maggior benessere al maggior numero di cittadini.
b. Il modello economico neoliberista affida il governo dell’economia, e quindi del benessere dei popoli, alla finanza e ai mercati, senza che i popoli possano, con gli strumenti della democrazia, controllare/indirizzare il loro operato.
c. Il modello economico keynesiano non è certo un modello comunista. È un modello capitalistico. Esso però ha dimostrato che crea lavoro, mentre quello neoliberista crea disoccupazione e privilegia la finanza.
d. Il modello keynesiano fu abbandonato e, a partire dagli anni ʼ80 cominciò a prevalere il Neoliberismo che trionfò definitivamente dagli anni ʼ90 in poi.
e.
Oggi non basta tornare al modello keynesiano.
f.
Il Neoliberismo crea disoccupazione e spinge verso il basso i
diritti e le retribuzioni di chi vive di lavoro e non di finanza.
g. Se io voglio migliorare il benessere dei cittadini devo occuparmi direttamente e subito di loro e non attendere che le mie teorie (scientifiche?) producano gli effetti che io penso dovrebbero produrre.
h. L’economia viene definita “scienza”, ma non lo è. Il modo migliore per capire se un modello di politica economica funziona è verificare il maggiore o minore benessere che essa produce per i cittadini.
i. Destra e sinistra, dagli anni ʼ80 in poi, specie dopo il crollo dell’Unione Sovietica, si sono appiattite sul Neoliberismo e hanno limitato le loro divergenze a problemi che, se rapportati all’importanza della scelta di una politica economica, erano (e sono) secondari.
j. La relazione che abbiamo con il denaro non è di sudditanza, ma è di ignoranza. Comprendere come il Neoliberismo ha cambiato il modo in cui il denaro viene creato e distribuito è essenziale. Tratteremo questo argomento con l’attenzione che merita nelle Riunioni n. 3 e n. 4.
k.
Il Neoliberismo nega agli Stati il diritto/dovere di impedire che
mercati e finanza operino in contrasto con il bene comune. Lo dice
il Papa, ma ormai lo abbiamo capito tutti.
l.
Il Neoliberismo attua una tirannia invisibile, più
pericolosa della tirannia visibile.
m. Il modello neoliberista è in contrasto con la nostra Costituzione. Ne parleremo meglio nella Riunione n. 8.
n. Quando udite la parola riforme drizzate le orecchie e aguzzate l’ingegno. Le parole riforme e cambiamento sono semplici contenitori: si deve capire cosa c’è dentro.
o. Le riforme neoliberiste che ci ha imposto l’UE non hanno migliorato le condizioni di vita dei cittadini. Lo dimostrano i frutti che esse hanno prodotto. E la difesa dallo spread si può fare, come vedremo, senza danneggiare i cittadini.
p. Nello stagno della disoccupazione si deve gettare un “macigno”, non un “sassolino”, attraverso un Progetto attuabile subito che dia lavoro a molte persone. E, come vedremo, si può fare.
q. Non deve trarre in inganno il termine Neoliberismo che foneticamente si associa al termine “libertà” e “liberale”. Il modello economico liberista, cui oggi ci ispiriamo, non libera l’ uomo ma, come vedremo, lo rende schiavo dei mercati e della finanza.
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Fine della Riunione n. 1 |
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