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Riunione n. 7
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5. L’Articolo 2 del nostro Progetto di Legge con il Piano Finanziario 6. L’imposta patrimoniale differenziata in base all’ uso (l’imposta volontaria che riduce le imposte) si può applicare anche ai patrimoni finanziari tramite gli Eurocertificati 7. Come non pagare l’imposta: un esempio pratico 8. L’utilità di questa operazione. Perché gli Eurocertificati sono più sicuri dei Titoli di Stato 9. Questo Piano Finanziario ha un fondamento logico ineccepibile 10. Massima libertà per tutti. Utilizzare gli Eurocertificati non è obbligatorio. Ognuno con i suoi soldi può fare ciò che vuole 14. Procedura d’infrazione? Impossibile e comunque irrilevante 15. Spread e attacchi al nostro Debito Pubblico saranno solo un ricordo. La finanza non potrà più puntarci una pistola alla tempia e ricattarci 16. Chi deve operare con l’estero non avrà alcun problema. Non cambia nulla 17. Chi comprerà, in futuro, i Titoli del nostro Debito Pubblico? 21. Quali vantaggi avremo se, dopo aver attuato questo Piano Finanziario, in futuro decideremo di uscire dall’Euro 22. Tutto ciò che abbiamo proposto sinora in questa Riunione n. 7, l’Italia può farlo da sola e subito. Se invece vuol modificare i Trattati, deve convincere gli altri Paesi. Nella prossima Riunione n. 8 suggeriremo come provare a convincerli
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Oggi parliamo di come trovare i soldi? Sì. Parleremo del Piano Finanziario che proponiamo di attuare.
Perché lo chiamate Piano; non sono semplici norme di copertura finanziaria di una legge? No. Il nostro Piano Finanziario non ha solo lo scopo di “trovare i soldi” da destinare al Progetto di Legge che abbiamo illustrato in precedenza, ma si propone anche altri importanti obiettivi.
Quindi, con un unico Piano, quali altre finalità si raggiungono? Gli obiettivi di questo Piano Finanziario sono tre: · Reperire le risorse necessarie all’attuazione del Progetto. · Mettere al sicuro il nostro Debito Pubblico, evitando che possa subire attacchi speculativi (come è avvenuto nel 2011) e che il governo debba ricevere “ordini” dalla finanza. · Consentire all’Italia di farsi promotrice della riforma dell’UE; (ciò potrà avvenire solo quando si sarà realizzato il secondo obiettivo).
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Bene, allora illustrateci il Piano Finanziario: dove si trovano i soldi? I soldi si trovano “sterilizzando” il Debito Pubblico che tiene lo Stato e, quindi, tutti noi cittadini legati a un “guinzaglio” e obbliga i governi a eseguire gli “ordini” dei mercati e della finanza. Attenzione * Sterilizzare il Debito Pubblico non significa non pagarlo; significa renderlo inoffensivo senza danni per nessuno.
Perché, con il Debito, i mercati ci tengono legati a un “guinzaglio”? Perché, come abbiamo già detto in precedenza, lo Stato, periodicamente, deve finanziare il proprio Debito Pubblico e per ottenere i fondi necessari può rivolgersi solo ai mercati. Con l’avvento del Neoliberismo e con l’ingresso nell’Euro, infatti, non può più autofinanziarsi (come avveniva prima del “divorzio” con la Banca d’Italia) e non può ricevere finanziamenti dalla BCE (perché i Trattati lo vietano). Quindi:
· se lo Stato obbedisce ai mercati, potrà finanziarsi a tassi ragionevoli; · se invece lo Stato non obbedisce, i tassi di interesse andranno alle stelle.
Per questo lo Stato è al “guinzaglio” dei mercati, che tengono una pistola puntata alla nostra tempia . Il Neoliberismo ha “imprigionato” la politica e “divinizzato” il mercato. * Il mercato, con il Neoliberismo, non è più uno strumento dell’attività umana, ma è un bene supremo: è diventato un dio che può persino pretendere, e ottenere, sacrifici umani.
Quindi, anche se i diversi schieramenti politici si alternano al governo, su questo tema le cose non cambiano? Sì, è così; su questo tema non cambia nulla. Le differenti correnti politiche si sono spesso ispirate al (o sono state dominate dal) Neoliberismo. Ora però, all’interno dei vari schieramenti, cominciano a delinearsi posizioni che sembra intendano contrastarlo.
Come mai il nostro Debito è cresciuto a dismisura? Il Debito è esploso non (come spesso si dice) per le nostre “spese pazze”, ma per gli interessi che abbiamo dovuto versare ai mercati dopo l’avvento del Neoliberismo (ne abbiamo parlato diffusamente nella Riunione n. 3).
E allora, oggi, cosa dobbiamo fare? Dobbiamo dimenticare il passato e pensare al futuro, con la necessaria serenità, per cercare di uscire dalla trappola nella quale siamo caduti. È inutile recriminare sul passato addossando colpe a chicchessia, perché il dibattito diventa sterile e infruttuoso. Occorre parlar e di idee e non di uomini, a ltrimenti si rischia di scordarsi che il problema non sono le persone ma è il sistema. Il passato è lì e non può esser cambiato. Il futuro, invece, è nelle nostre mani. Dunque pensiamo a organizzare i Gruppi di Sostegno al Lavoro Minimo Garantito.
Si può sterilizzare il Debito Pubblico senza arrecare danno ai cittadini? Sì, è proprio questo lo scopo che si propone il nostro Piano Finanziario.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Sterilizzare il Debito Pubblico significa non pagarlo? Assolutamente no, esso va onorato, con tutti gli impegni assunti (importi, scadenze, ecc.). Molti cittadini hanno investito i loro risparmi in Titoli di Stat o e i risparmi sono sacri. Non proporremo, quindi, di non pagare il Debito (anche se ormai sappiamo che esso è diventato mostruoso a causa del Neoliberismo).
Queste premesse sono interessanti, ma venite al dunque. Come si fa a sterilizzare il Debito per liberarci dal “guinzaglio”? Il nostro problema, lo abbiamo detto, non è il Debito ma la sua gestione; cioè, chi e in che misura determina il tasso di interesse da pagare sullo stesso. Sterilizzare il Debito significa sottrarre questo potere ai mercati finanziari. Il “guinzaglio” di cui liberarci, dunque, è la regola di gestione del Debito che ci è stata imposta dal Neoliberismo con il “divorzio” del 1981 (di cui si è detto nella Riunione n. 3) e che ha portato alla privatizzazione della gestione del Debito, obbligando lo Stato a ricorrere ai mercati finanziari per ottenere fondi e a subire i tassi di interesse da questi stabiliti. Ricordate cosa abbiamo detto? * Con la privatizzazione della gestione del Debito, avvenuta con il “divorzio” del 1981, i cittadini furono trasformati da padroni di se stessi in servi di finanza e banchieri .
Dobbiamo poter smettere di dire: “i mercati ci guardano”? Certo. Se solo i mercati possono determinare il tasso di interesse che lo Stato deve pagare sul suo Debito, saremo sempre obbligati a guardare agli “investitori” . Ma il Paese non può vivere con questa incertezza. Bisogna trovare una soluzione adeguata per smettere di dipendere dai mercati finanziari. Ed è quello che vogliamo fare con il nostro Piano. Ma qualsiasi altra soluzione va bene, purché raggiunga lo stesso scopo e venga attuata subito.
Potete ricordarci quanto ci costa, ogni anno, la gestione del Debito (cioè, gli interessi che paghiamo)? Come detto l’importo degli interessi dipende dai mercati, ma per darvi un’idea, nel 2014 abbiamo pagato 75 miliardi di euro (fonte AMECO) e negli ultimi anni il loro costo è oscillato fra i 65 e gli 84 miliardi annui. Ma il problema non riguarda solo l’ingente somma che paghiamo per gli interessi, quanto il fatto che tale somma può aumentare a dismisura, in qualsiasi momento, per libera decisione dei mercati.
In conclusione? In definitiva, se sterilizziamo il Debito, cioè se abbattiamo i suoi costi di gestione (gli interessi), possiamo disporre di circa 76 miliardi di euro annui e ci mettiamo al sicuro, senza che l’Europa possa fare obiezioni.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Per sterilizzare il Debito Pubblico, bisogna uscire dall’Euro? Ci sono due possibili percorsi:
· uscire dall’Euro e tornare alla situazione “ ante divorzio”; · restare nell’Euro, ma utilizzare le norme contenute nei Trattati che possano essere legittimamente applicate a favore dei cittadini.
Il nostro Piano segue il secondo percorso: restare nell’Euro, individuando nelle leggi europee norme che possano essere applicate a favore dei cittadini, allo scopo di sterilizzare il Debito e disarmare la finanza. Il Piano tornerà utile anche nel caso in cui l’Euro crollasse da sé o se decidessimo di uscire dalla Moneta unica.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Perché, per illustrare il Piano, utilizzate la forma della bozza di Testo di Legge? Lo abbiamo detto. Perché riteniamo che la soluzione di un problema, per avere credibilità, non debba limitarsi a esporre idee, ma contenere norme giuridiche “pronte all’uso”, indicando la relativa copertura finanziaria. Il Testo di Legge, infatti, anche in forma di bozza, consente di capire se ci sono o meno le risorse per attuare quanto delineato e valutare esattamente l’impatto che le norme in esso contenute avranno sul Paese. Con questo strumento sarà quindi più facile chiedere conto di quanto non viene attuato. La bozza di Testo di Legge da noi presentato si compone di due articoli. Nella Riunione n. 6 abbiamo esaminato il primo. Di seguito illustreremo l’Articolo 2 che si compone di 21 commi (suddivisi in gruppi per poter affrontare separatamente i singoli temi trattati).
Cominciamo con l’esame dei primi sei commi.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Avete detto in precedenza che il vostro Progetto prevede la riduzione delle imposte e invece introducete nuove imposte? Non si tratta di una nuova imposta; l’imposta sui patrimoni finanziari esiste già. Noi proponiamo solo di aumentarla ma, contestualmente, diamo a tutti la possibilità di non pagarla. È, infatti, la stessa imposta “volontaria” che abbiamo previsto per gli immobili e che consente di ridurre le imposte a tutti i cittadini, fatta eccezione per quelli che vivono di (o servono la) grande finanza. Di seguito verrà chiarito come i cittadini saranno totalmente esentati dal pagamento dell’imposta.
Perché per l’imposta sulle disponibilità finanziarie suggerite un’aliquota non inferiore a quella che si applica oggi agli immobili? Prevedete che possa essere elevata? Non sarà necessario elevarla: potrà rimanere pari a quella oggi prevista per gli immobili. Ma, se sarà necessario elevarla, la ragione è di tutta evidenza: perché i patrimoni finanziari e quelli immobiliari hanno caratteristiche diverse e svolgono un ruolo diverso nell’economia. Lo abbiamo spiegato nella precedente Riunione.
Come faranno i cittadini a non pagare questa imposta patrimoniale sulle disponibilità finanziarie? Convertendo le loro disponibilità finanziarie in Eurocertificati, che sono esenti da questa imposta. Ma attenzione: la conversione in Eurocertificati non influirà sul valore delle loro disponibilità finanziarie; esse potranno essere convertite in Euro in qualsiasi momento e senza alcun costo, e potranno essere liberamente trasferite all’estero, nel rispetto delle norme europee che prevedono la libera circolazione dei capitali. Gli Eurocertificati sono uno strumento di pagamento utilizzabile solo in Italia, che ha lo stesso valore dell’Euro ed è convertibile in Euro in qualsiasi momento e senza alcun costo. Potete definirli, se volete , una moneta complementare o locale. Ne esistono molte, anche nell’Eurozona. Non lo sapete? Ne parleremo fra poco.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Come si fa a non pagare l’imposta? Si può fare un esempio? Certamente; supponete che io abbia in banca 10.000 euro che utilizzo per le mie spese correnti in Italia (andare al supermercato, mettere benzina in macchina, ecc.). Se non voglio pagare questa imposta, potrò trasferire alla Tesoreria dello Stato i miei 10.000 euro e ricevere in cambio 10.000 Eurocertificati che depositerò nella mia banca. Con questi 10.000 Eurocertificati, potrò fare tutto ciò che facevo prima (ovvero far fronte alle spese correnti). Se invece deciderò di fare un viaggio all’estero, potrò ottenere i miei 10.000 euro immediatamente e senza alcun costo.
Ma i pagamenti in Eurocertificati verranno accettati? Sì perché, come vedremo, sono Euro a tutti gli effetti.
E se io non intendo convertire i miei soldi in Eurocertificati e voglio tenere il mio conto in Euro, posso farlo? Certo, puoi farlo. Massima libertà per tutti.
E se decido di convertire i miei soldi in Eurocertificati e li deposito in banca, questa poi pagherà gli interessi come faceva con il mio deposito in Euro? Certo. I tuoi Eurocertificati equivalgono a soldi: la banca può prestarli a imprese e cittadini facendosi pagare un interesse e, quindi, pagherà un interesse anche a te. Proprio come fa con l’Euro e con qualsiasi altra moneta.
Allora quale sarà la differenza rispetto a oggi? Solo una. Se vuoi andare all’estero o fare operazioni con l’estero, avrai un’incombenza insignificante: dovrai convertire in Euro i tuoi Eurocertificati.
La conversione in Euro avrà un costo? Sarà una operazione immediata? La conversione non avrà alcun costo e sarà immediata. Basterà dare l’ordine alla banca. Non si pagherà nulla.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Ma qual è per lo Stato, e quindi per tutti noi, l’utilità di questa operazione? L’utilità è enorme perché l’uso degli Eurocertificati produrrà un effetto benefico sul nostro Debito Pubblico e sull’occupazione. Possiamo anticipare alcuni dei vantaggi che lo Stato (e tutti noi cittadini) potremo trarre dall’uso di questi strumenti:
· si azzereranno gli interessi che paghiamo sul Debito Pubblico; · non sarà più necessario rivolgersi ai mercati per finanziare il nostro Debito (eliminando, quindi, la loro possibilità di darci “ordini”); · se in futuro l’Euro dovesse crollare (come molti economisti prevedono) o se decidessimo di uscirne, noi italiani non avremo alcun problema perché tutto continuerà a funzionare regolarmente; · con i soldi risparmiati lo Stato potrà creare lavoro, ridurre le imposte e fare investimenti sul territorio. * I cittadini, senza perdere e pagare nulla, sterilizzano il Debito e trovano i soldi per ridurre le imposte, creare lavoro e fare investimenti. Inoltre, disarmano la finanza, impedendole di dare “ordini” allo Stato.
State proponendo di utilizzare i Titoli del Debito Pubblico come strumento di pagamento? No. Tutt’altro. Spiegheremo alla fine della Riunione la differenza con i Minibot, di cui oggi si parla.
Che differenza c’è fra un Titolo del Debito Pubblico (ad esempio, un BOT) e un Eurocertificato? E qual è più sicuro? Sono due cose completamente diverse:
· I Titoli del Debito Pubblico rappresentano un credito che può essere riscosso solo alla scadenza stabilita e, se venduti prima, hanno un valore di mercato che può essere superiore o inferiore al loro valore nominale. · Gli Eurocertificati invece, lo dice il nome, certificano la piena proprietà in Euro del loro valore nominale e possono essere riconvertiti in Euro in qualsiasi momento e senza alcuna spesa.
Gli Eurocertificati sono più sicuri dei Titoli di Stato? I Titoli di Stato sono ultra sicuri, potete acquistarli serenamente; la differenza rispetto agli Eurocertificati è che questi ultimi non contengono clausole CAC. I Titoli di Stato con scadenza superiore a un anno emessi dal 2013 in poi contengono le c.d. Clausole di azione collettiva (45) . Le CAC consentono a uno Stato in difficoltà di ristrutturare il suo Debito Pubblico modificando facilmente scadenze, tassi, ecc. dei Titoli emessi. Gli Eurocertificati, invece, non contengono alcuna clausola di questo genere e, a differenza dei Titoli di Stato, possono essere convertiti in Euro, subito e senza alcun costo per chi li possiede.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Qual è la logica che ispira il vostro Piano Finanziario? Siamo partiti dalla premessa che l’Italia – privata della sua sovranità monetaria – non ha il denaro per operare e deve procurarselo rivolgendosi ai mercati finanziari, corrispondendo lauti interessi, obbedendo ai loro “ordini” e tassando a dismisura i cittadini. Ci siamo, quindi, posti alcune domande. · Se a me, cittadino, non servono Euro ogni giorno, ma mi occorrono solo quando opero con l’estero, perché lo Stato deve indebitarsi per darmeli subito, anche se non mi servono? Che senso ha? · Perché lo Stato mi deve “tartassare” allo scopo di mettere a mia disposizione Euro che non mi servono tutti i giorni? · Ha senso che lo Stato contragga debiti per far sì che io cittadino abbia subito questi Euro di cui non necessito costringendomi a pagare gli interessi sul Debito che contrae? * A queste domande abbiamo dato la seguente risposta: tutto ciò non è logico . Siete d’accordo?
Effettivamente, non sembra così logico; è questa la base sulla quale è fondato il vostro Piano Finanziario? Sì, il nostro Piano Finanziario obbedisce a questa logica e siamo giunti alla seguente conclusione: È più utile, per me e per il Paese , che io tenga, senza averne alcun danno, i miei Euro depositati alla Tesoreria. Li prenderò solo se e quando mi serviranno per avere rapporti con l’estero. In Italia userò gli Eurocertificati. In tal modo, non dovrò pagare tasse il cui introito andrà ai mercati finanziari e creerò lavoro per me e per i miei figli.
Vediamo se ho capito bene. Se si approvasse questa legge, noi potremmo scegliere fra queste due situazioni. A - Situazione attuale. Noi teniamo in banca Euro che non ci servono tutti i giorni e, per averli: - subiamo aumenti di tasse per pagare gli interessi sul Debito, - la finanza ci tiene una pistola puntata alla tempia, - non creiamo lavoro per nessuno e non facciamo investimenti. B - Situazione prevista da questa legge. Noi teniamo in banca Eurocertificati per utilizzarli in Italia e li trasformiamo in Euro solo quando ci servono (per viaggiare o avere rapporti con l’estero) e: - non subiamo aumenti di tasse per pagare gli interessi sul Debito, - la finanza è disarmata (non abbiamo più una pistola puntata alla tempia), - creiamo lavoro per tutti e facciamo investimenti. Ho capito bene? Sì, hai capito bene. Se i cittadini (che saranno sempre liberi di scegliere fra le due situazioni), sceglieranno (com’è logico) la situazione B, l’Italia farà un “balzo in avanti”; la condizione economica del nostro Paese muterà radicalmente perché si potrà creare lavoro, ridurre le imposte, rilanciare i consumi, fare investimenti, ecc. e tutto ciò senza alcun danno per i cittadini, ma con vantaggi per tutti.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Ma se io voglio tenere i miei Euro in banca, posso farlo? Sì, perché i cittadini rimangono liberi di scegliere se utilizzare Euro o Eurocertificati senza alcuna imposizione.
Avete detto che gli italiani dispongono di notevoli risorse. Quali sono? Gli italiani hanno una ricchezza enorme che possiamo quantificare come segue:
· 3.800 miliardi circa di disponibilità finanziarie(33); · 8.500 miliardi circa di immobili(33); · 1.800 miliardi circa di patrimonio pubblico(36).
Per un totale di 14.100 miliardi di euro. Attenti agli zeri: si tratta di quattordicimilacento miliardi. * La ricchezza dell’Italia è enorme, ma dobbiamo difenderla a denti stretti perché mercati e finanza, lentamente e progressivamente, ce la stanno portando via. Gli Eurocertificati sono uno strumento per difenderla.
È una grande ricchezza! Sì, nel suo complesso vale oltre sei volte il Debito Pubblico. Abbiamo già trattato la parte sugli immobili nella Riunione precedente, ora concentriamoci sulle disponibilità finanziarie, che sono valutate in circa 3.800 miliardi di euro.
Se gli italiani decidessero di convertire in Eurocertificati questi 3.800 miliardi potremmo evitare di indebitarci e persino prestare noi soldi agli altri? Sì. È un paradosso, ma è così. Il Debito Pubblico degli italiani, infatti, è di circa 2.200 miliardi, di gran lunga inferiore alle loro disponibilità finanziarie. Quindi: non siamo certo poveri, non dobbiamo farci trattare come se lo fossimo e non dobbiamo rischiare di diventarlo aspettando, senza reagire, che la finanza continui a depredarci e il Neoliberismo completi la sua opera.
Bene, ci avete convinto. Diteci ora: come si fa a non pagare l’imposta e come funzionano gli Eurocertificati? La spiegazione è contenuta nel gruppo di commi che nel nostro Testo di Legge vanno dal 7 al 13.
Perché, per favorire l’utilizzo degli Eurocertificati, avete pensato all’esenzione d’imposta? È una conseguenza del nuovo modello di imposta patrimoniale che noi suggeriamo di adottare. L’utilizzo dello strumento fiscale, peraltro, consente di prevenire eventuali obiezioni dell’UE. In materia di imposte patrimoniali i Trattati europei lasciano infatti assoluta autonomia ai singoli Stati. Ma spiegheremo anche le altre ragioni per le quali l’UE non potrà opporsi.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Ci sembra di capire che gli Eurocertificati si utilizzeranno in Italia come una moneta; è così? Sì. Gli Eurocertificati si useranno come una normale moneta, spendibile però solo all’interno dello Stato italiano. I Trattati europei consentono soltanto alla BCE di emettere moneta avente valore legale all’interno dell’Unione Europea, ma non vietano l’uso di strumenti di pagamento diversi il cui utilizzo è limitato all’interno di un singolo Stato. La decisione finale di usare o meno gli Eurocertificati sarà una libera scelta dei cittadini, quindi massima libertà per tutti, proprio secondo i dettami neoliberisti. * Nessuno può vietare a me e a un mio creditore, di estinguere un debito come più ci piace, anche dando in pagamento un’auto o due galline o, se vogliamo essere più tecnologici, un bitcoin, la moneta senza Banca Centrale che impazza sul web.
Gli Eurocertificati potranno perdere valore rispetto all’Euro? Ovviamente no, perché ogni certificato di un Euro che possiedo rappresenta un Euro che ho depositato alla Tesoreria dello Stato e che posso ritirare in qualsiasi momento. Non bisogna fare confusione:
· né con i Titoli del Debito Pubblico, che possono anche rendere meno del loro valore nominale e che possono essere pagati solo alla loro scadenza; · né con una moneta qualsiasi, che può perdere valore svalutandosi.
Un Eurocertificato vale sempre un Euro.
E se voglio mantenere il mio conto in Euro, posso farlo? Certo. Se ti servono Euro per viaggiare o per commerciare non pagherai nessuna imposta. Se invece lo fai per un tuo capriccio personale, pagherai l’imposta prevista in questa legge.
Perché, se non devo avere rapporti con l’estero, e voglio tenere un conto in Euro, è un mio “capriccio” personale? Perché in Italia puoi fare tutto ciò che ti serve utilizzando Eurocertificati, e quando ti occorrono Euro per i rapporti con l’estero, la banca te li dà subito e senza spese. Quindi: che bisogno hai di tenere il tuo conto in Euro, creando un danno a te stesso e a tutti gli italiani? Se vuoi tenere il conto in Euro si tratta di un tuo personale “capriccio” che non arreca a te nessuna utilità, ma causa danno agli altri. Sei libero di farlo, ma è giusto che paghi un’imposta per il danno che provochi alla collettività, senza trarne alcun vantaggio personale.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Il principio che ispira questa norma è lo stesso cui si ispira l’esenzione dalla Tasi e dall’Imu: il bisogno personale? Sì, è lo stesso principio. Se necessiti di Euro per avere rapporti con l’estero non dovrai pagare nessuna imposta poiché si tratta di un tuo bisogno personale. Ma se mantieni i tuoi conti in Euro senza alcuna necessità, pagherai l’imposta. Tutti sono liberi di fare con i propri beni quel che più gli piace; ma chi, senza averne alcun danno, li usa per il bene del Paese, merita di essere esentato dall’imposta (quindi, anche i “ricchi” potranno ottenere l’esenzione).
V oi volete conciliare destra e sinistra, pensiero liberale e pensiero socialista? Non miriamo a tanto. Siamo però convinti che non bisogna tutelare solo i poveri e i disoccupati, ma anche tutti coloro che hanno lavorato sodo e detengono, lecitamente, un buon patrimonio personale. S e p arliam o di Neoumanesimo, dobbiamo tener presente che anche i “ricchi” sono uomini. Bisogna anche fare una distinzione fra i “ricchi” a seconda di c ome utilizzano l a loro ricchezza.
Potete fare uno schema per farci capire come funziona l’imposta patrimoniale differenziata in base all’uso, che proponete di applicare ai patrimoni finanziari e a quelli immobiliari ? Sì. Lo schema è identico a quello che abbiamo fatto per i patrimoni immobiliari nella precedente Riunione n. 6. Qui abbiamo aggiunto anche i patrimoni finanziari. Si deve, quindi, applicare l’imposta patrimoniale differenziata in base all’uso che si basa sul bisogno personale. Riportiamo lo schema qui di seguito, in un’unica tabella, per facilitarne la lettura .
Io ho investito 80.000 euro in Titoli di Stato; cosa mi succederà? Non ti succederà niente. Potrai convertire i tuoi Titoli in Eurocertificati o mantenerli in Euro. * Con gli Eurocertificati non cambia nulla: né per i risparmiatori, né per chi compra e vende beni all’estero o ama viaggiare.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU E per chi vuole avere in tasca sempre banconote o monete e non carte di credito o bancomat, cosa avverrà? Nulla di diverso. Si stamperanno nuove banconote, identiche a quelle oggi in circolazione, ma recanti in sovrimpressione la dicitura Eurocertificati. Così, se un contribuente vorrà avere l’esenzione d’imposta, utilizzerà le banconote recanti la scritta in sovrimpressione; se invece vorrà usare quelle tradizionali, pagherà l’imposta al momento della rich iesta ( abbiamo “rubato” questa idea a Milena Gabanelli, che per prima la lanciò su Report, Rai 3). Ciò contrasterà anche le attività di riciclaggio di denaro contante all’estero; gli Eurocertificati, infatti, non avranno alcun valore fuori dall’Italia. Lo stesso potrebbe avvenire per le monete e si potrebbe approfittare dell’occasione per stampare banconote da un Eurocertificato, da 50 centesimi (all’incirca le vecchie mille lire) e da 25 centesimi (all’incirca le vecchie 500 lire). Ciò porterebbe a una “rivalutazione psicologica” di ciò che abbiamo in tasca: è noto, infatti, che aver trasformato le vecchie mille lire in una moneta da 50 centesimi ne ha psicologicamente svilito il valore e ha favorito l’aumento dei prezzi. E non si può dar la colpa allo Stato, che non ha impedito che i prezzi raddoppiassero: nel sistema neoliberista, ormai lo sappiamo, lo Stato non può imporre nulla al libero mercato.
Ma la possibilità di emettere banconote non è prerogativa della BCE? Sì, certo, ma leggete con attenzione il primo comma dell’articolo 128 TFUE (Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea): « La Banca Centrale europea ha il diritto esclusivo di autorizzare l’emissione di banconote in Euro all’interno dell’Unione . La Banca Centrale europea e le Banche Centrali nazionali possono emettere banconote. Le banconote emesse dalla Banca Centrale europea e dalle Banche Centrali nazionali costituiscono le uniche banconote aventi corso legale nell’Unione ». La norma dice che solo la BCE ha il diritto di emettere banconote aventi corso legale all’interno dell’UE. Ma le “banconote” di cui parliamo noi sono cosa ben diversa, perché: · sono valide solo “all’interno” dell’Italia e non nell’Unione, · non hanno corso non legale.
Dal punto di vista giuridico gli Eurocertificati hanno due punti di forza: · il loro utilizzo non è obbligatorio; · sono uno strumento di riscossione di un’imposta patrimoniale. E, in materia fiscale, l’UE non ha il potere di dirci cosa fare. * L’UE, quindi, non potrebbe avviare nessuna procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia e, se mai lo facesse, la procedura, come vedremo fra poco, sarebbe irrilevante.
E le banche? Come continueranno a operare? Non cambia nulla nemmeno per le banche che potranno continuare a lavorare regolarmente ma avranno in più la possibilità di ricevere depositi, erogare credito e realizzare utili in Eurocertificati oltre che in Euro; sarà come se operassero con una valuta diversa (ad esempio in Dollari, in Yen o in Sterline), ampliando le loro attuali possibilità operative. La norma è contenuta nell’articolo 2 comma 14 del nostro Progetto.
Le banche potranno fare un prestito a un loro cliente in Eurocertificati? Certo, come se si trattasse di una moneta qualsiasi. Gli Eurocertificati infatti rappresentano Euro depositati alla Tesoreria così come, una volta, le banconote rappresentavano l’oro racchiuso nei forzieri. Anche allora le banche facevano regolarmente prestiti.
E se un loro cliente ha bisogno di un prestito in Euro, come faranno? Come fanno oggi: se non hanno Euro disponibili, se li procureranno sul mercato.
E se, al contrario, un loro cliente chiede un prestito in Eurocertificati e la banca ha a disposizione solo Euro, come si fa? Semplice: la banca trasferirà Euro alla Tesoreria dello Stato e si farà dare Eurocertificati. Poi, la banca presterà gli Eurocertificati al suo cliente traendone un guadagno (cioè l’interesse).
Le banche hanno acquistato grandi quantità di Titoli di Stato; cosa succederà? Nulla di diverso rispetto a quanto accade agli altri contribuenti italiani. Potranno, a loro libera scelta:
· attendere la scadenza dei Titoli e chiederne il rimborso in Euro o in Eurocertificati; · venderli sul mercato secondario (vedi Riunione n. 4); · trasformarli subito in Eurocertificati, con il beneficio di avere in tasca titoli aventi un valore certo, non soggetto alle oscillazioni di valore cui sono soggetti i Titoli di Stato.
Cosa succederà a quelle banche che hanno acquistato i Titoli di Stato con denaro preso in prestito dalla BCE? Questi Titoli, se necessario, potranno anche essere rimborsati in Euro e in esenzione d’imposta(33).
Le banche potranno porre in garanzia gli Eurocertificati per ottenere dalla BCE prestiti in Euro? Sì. Gli Eurocertificati sono garantiti dallo Stato italiano, allo stesso modo dei Titoli del Debito Pubblico (anzi, sono più sicuri, perché il loro valore non dipende dal mercato, ma è fisso e non contengono clausole CAC). Ma le banche potrebbero anche evitare di rivolgersi alla BCE e chiedere alla Tesoreria la conversione degli Eurocertificati in Euro. * Tenete presente che la quantità di Euro di cui le banche avranno bisogno sarà limitata , perché la maggior parte dei pagamenti che si fanno in Italia avviene, com’è ovvio, fr a contribuenti italiani e quindi potrà essere effettuata in Eurocertificati.
E sugli Euro che ottengono dalla BCE, le banche devono pagare l’imposta? Se chiedono Euro per le esigenze di un loro cliente che ha rapporti con l’estero, non pagheranno l’imposta. Ma se chiedono Euro per fare speculazioni finanziarie, dovranno pagare l’imposta, come tutti gli altri contribuenti italiani.
Nella Riunione n. 3 avete detto che le banche ottengono denaro dalla BCE e poi lo rivendono allo Stato, guadagnando senza far nulla. Tutto ciò potrà continuare? No. Con gli Eurocertificati ciò non potrà più avvenire. Le banche non potranno guadagnare alle spalle dello Stato, e quindi di tutti i cittadini. Se vogliono fare utili, devono immettere i soldi nell’economia reale, dandoli a cittadini e imprese.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Ci sembra un Piano Finanziario splendido, ma ci viene un dubbio: l’Unione Europea potrebbe vietarci di attuarlo? No, non potrebbe impedircelo, per i seguenti motivi:
· I Trattati europei prevedono libertà assoluta degli Stati in materia di imposte patrimoniali. E questo Piano introduce un’imposta per tutti i patrimoni (immobiliari e finanziari). · I Trattati prevedono l’uso dell’Euro per i pagamenti in ambito UE, mentre i pagamenti con gli Eurocertificati saranno limitati all’interno dell’Italia. · I Trattati vietano alla BCE di finanziare gli Stati, ma non vietano ai cittadini (con i loro soldi e senza alcun rischio) di fare in modo che il loro Stato non abbia bisogno di finanziarsi. · Questo Piano Finanziario ha lo scopo di tutelare i Diritti dell’Uomo – primo fra tutti il diritto al lavoro – cioè quegli stessi diritti che i Trattati europei dicono di voler salvaguardare e, in un’istituzione democratica, le norme a tutela dei diritti fondamentali prevalgono sempre su ogni altra norma. · Un burocrate europeo che si opponesse a questo Piano, costringerebbe l’Unione Europea a gettare la maschera. L’UE dovrebbe ammettere chiaramente che essa è costruita sui soldi (la finanza) e non sui bisogni dell’uomo (la casa, la famiglia e il lavoro). * L’UE non potrebbe avviare una procedura d’infrazione e comunque, qualora lo facesse, questa avrebbe conseguenze insignificanti.
Perché un’ipotetica procedura d’infrazione nei confronti dell’Italia sarebbe irrilevante? Per garantire la certezza del diritto (principio che afferma che chi viola una norma deve sempre sapere quale penalità rischia di subire), l’UE utilizza un sistema predeterminato di calcolo delle sanzioni in base al quale nella improbabile ipotesi che venga avviata una procedura e nella ancora più improbabile ipotesi che essa porti a una condanna dell’Italia da parte della Corte di Giustizia, dovremmo pagare una multa non superiore a poche centinaia di milioni annui(37). Ma, approvando questa legge, avremmo un guadagno di 70/ 80 miliardi annui derivante dal risparmio degli interessi sul nostro Debito Pubblico. Che rilevanza può avere una sanzione di qualche centinaio di milioni, se guadagniamo 70/80 miliardi? Nessuna. E anche se, aggiornando i parametri di calcolo delle sanzioni, dovessimo pagare più di qualche centinaio di milioni, la pena pecuniaria sarebbe comunque irrilevante, data l’enormità della somma che questa legge ci consentirebbe di risparmiare. Una nuova eventuale procedura d’infrazione, peraltro, si aggiungerebbe alle tante altre aperte nei nostri confronti (che certo non ci tolgono il sonno) con una grande differenza: da questa trarremmo un vantaggio, dalle altre no.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Ma se la procedura d’infrazione è irrilevante, qual è “l’arma” che hanno i neoliberisti per costringere l’Italia a fare ciò che vogliono? L’arma più potente di cui dispone la finanza neoliberista nei confronti di uno è l’attacco al suo Debito Pubblico. Con questo Piano, però, finanza, mercati, burocrati europei, ecc. sono resi inoffensivi e l’Italia non avrà più una pistola puntata alla tempia a causa del suo Debito Pubblico. Potrebbe, anzi, “battere i pugni sul tavolo” per cambiare la politica economica dell’UE perché avrebbe un’arma per costringere L’UE a occuparsi finalmente delle persone e non della finanza (ma lo vedremo meglio nella Riunione n. 8).
Chi potrebbe opporsi a questo Piano Finanziario? Le banche, la finanza e gli economisti neoliberisti, che utilizzeranno uno o entrambi i seguenti strumenti:
· faranno in modo che su questo Piano cali una coltre di silenzio, e/o · scateneranno una guerra mediatica utilizzando la nota espressione “è la finanza, bellezza” (che significa: stai zitto, cretino , perché tu non capisci niente), senza discuterne per perfezionarlo, dimenticando che nulla nasce perfetto e omettendo che gli economisti che hanno sottoscritto il Manifesto degli economisti sgomenti, citato nella Riunione n. 4, non sono certo cretini.
Ma se i cittadini capiscono come funziona la finanza e si uniscono, potranno imporre alla politica l’attuazione di questo o di altri piani che vogliono creare lavoro.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Come saranno utilizzate le risorse finanziarie che i contribuenti trasferiranno alla Tesoreria per ottenere l’esenzione dall’imposta? La spiegazione è contenuta nel gruppo di commi del nostro Testo di Legge che vanno dal 15 al 18.
Quindi, chi deve operare con l’estero non avrà alcun problema? No, non avrà alcun problema, perché come abbiamo detto gli Eurocertificati sono immediatamente convertibili in Euro, con una semplice richiesta da parte di chi li possiede. E poiché i soggetti che hanno rapporti con l’estero sono una minoranza, le somme in Euro di cui non viene chiesto il rimborso e che rimangono alla Tesoreria saranno sufficienti a conseguire gli scopi di questa legge.
Ottenere la conversione in Euro degli Eurocertificati sarà semplice? Sì, sarà semplicissimo. Illustriamo, a titolo di esempio, un meccanismo precisando che se ne possono anche utilizzare altri:
· i conti in Euro dei contribuenti verranno automaticamente divisi in due, in tal modo uno rimarrà in Euro e l’altro verrà convertito in Eurocertificati; · le banche trasferiranno alla Tesoreria dello Stato le somme in Euro dei contribuenti che vogliono l’esenzione dall’imposta e accrediteranno sul loro conto, in Eurocertificati, le somme di pari importo che la Tesoreria emetterà dopo il trasferimento; · i contribuenti potranno liberamente e in qualsiasi momento dare istruzioni alla banca di trasferire somme dal conto in Eurocertificati a quello in Euro o viceversa.
Ma non è un’operazione complicata? Per nulla dal momento che, come ormai sappiamo, per creare e spostare denaro basta premere un pulsante.
Se mi servono Euro, perché amo viaggiare o perché sono un importatore, cosa devo fare? Devi fare un’operazione molto semplice: dare disposizione alla banca di trasferire la somma che ti serve dal tuo conto in Eurocertificati al tuo conto in Euro e il gioco è fatto. * I tuoi Euro sono disponibili: sempre, subito e senza alcun costo.
E se invece sono un esportatore e ricevo pagamenti in Euro, cosa devo fare per non pagare l’imposta? Basta fare l’operazione inversa: appena ricevuto il pagamento, devi spostare i soldi dal conto in Euro a quello in Eurocertificati.
Scusate, ma se io vado in un negozio che vuole il pagamento in Euro e rifiuta di accettare i miei Eurocertificati, cosa succede? Perché mai il proprietario di un negozio dovrebbe rifiutare gli Eurocertificati? Perderebbe i suoi clienti e potrebbe dover chiudere bottega. Un rifiuto, peraltro, sarebbe inspiegabile e desterebbe “sospetti” dal momento che se al negoziante servono Euro per scopi leciti, può trasformare in Euro i tuoi Eurocertificati, subito e senza pagare nessuna imposta. Potrebbe rifiutarsi solo se vuole Euro per utilizzarli a fini illeciti; dovrebbe gettare la maschera pagare l’imposta sugli Euro che incassa e dimostrare che non svolge attività illecite.
Avete detto che alla Tesoreria dello Stato sarà mantenuta una liquidità in Euro in misura doppia al fabbisogno risultante dalla Bilancia dei Pagamenti dell’anno precedente. Cosa significa? La Bilancia dei Pagamenti, (da non confondere con la Bilancia Commerciale) registra quanti soldi dall’Italia vanno all’estero e quanti soldi dall’estero vengono in Italia in un anno. Ad esempio se in un anno entrano in Italia 100 miliardi e ne escono 103, la Bilancia dei Pagamenti avrà un saldo negativo (- 3). Quindi, se alla Tesoreria viene mantenuto il doppio del fabbisogno (in questo caso, + 6) difficilmente potrà verificarsi un problema di liquidità in Euro. E, se mai si verificasse, basterebbe emettere una minima quantità di Titoli del Debito Pubblico. Quindi, gli Eurocertificati potranno essere rimborsati sempre e subito. Ma, statene certi: alla Tesoreria ci sarà sempre una quantità di Euro di gran lunga superiore a quella che ci serve (in questo senso il comma 18 ha solo carattere prudenziale).
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Ma chi comprerà, in futuro , i Titoli del nostro Debito Pubblico? Diciamo anzitutto che l’Italia potrebbe non avere più bisogno di emettere Titoli del Debito Pubblico.
Com’è possibile? Abbiamo detto che le disponibilità finanziarie degli italiani ammontano a circa 3.800 miliardi di euro, mentre il loro Debito Pubblico è di circa 2.200 miliardi. Quindi, le disponibilità finanziarie superano di 1.600 miliardi il Debito Pubblico. Ebbene, voi stessi avete detto: «Se tutti noi decidessimo di convertire i nostri 3.800 miliardi di disponibilità finanziarie in Eurocertificati, non solo potremo evitare di indebitarci, ma potremmo addirittura prestare soldi agli altri». Sembra un paradosso, ma se ciò avvenisse l’Italia non sarebbe più un Paese debitore, ma potrebbe diventare un Paese creditore e lo Stato non sarebbe più costretto a emettere Titoli del Debito Pubblico.
Ma se sarà necessario emettere nuovi Titoli del Debito Pubblico, sia pure in quantità limitata, chi li comprerà? I pochi Titoli che metteremmo sul mercato andrebbero a ruba per i seguenti motivi:
· anzitutto, perché lo Stato italiano, dovendosi indebitare in misura molto limitata, sarebbe considerato dai mercati molto solvibile; · e poi, visto che il Debito da contrarre sarebbe di importo limitato, potremmo pagare ai mercati interessi molto alti.
Un esempio: se lo Stato fosse costretto a emettere 50 miliardi di Titoli del Debito Pubblico e, per venderli subito, offrisse un (oggi “favoloso”) rendimento del 5%, in un anno pagherebbe solo 2,5 miliardi di interessi e non 70 o 80. Ma c’è di più: non sarebbe nemmeno necessario ricorrere ai mercati finanziari e regalare loro questo rendimento del 5%, se l’acquisto venisse effettuato da una banca di proprietà pubblica (che noi oggi non abbiamo ma che potremmo facilmente costituire). I soldi degli interessi rimarrebbero in Italia e pagheremmo solo un modesto interesse alla BCE. Ma è prevedibile che lo Stato non dovrà più fare ricorso ai mercati.
Vogliamo essere disfattisti: cosa succede se nessun contribuente vuole trasformare le sue disponibilità finanziarie in Eurocertificati? Pensate davvero che se i cittadini avessero la possibilità di non pagare un’imposta, vorrebbero insistere per pagarla? In ogni caso, per rispondere alla vostra domanda, non succederebbe nulla; anzi sarebbe “una manna” per lo Stato perché le disponibilità finanziarie degli italiani, come detto, ammontano a circa 3.800 miliardi di euro. Ebbene, se nessun contribuente italiano vorrà trasformare i suoi Euro in Eurocertificati e vorrà pagare questa imposta, lo Stato potrebbe applicare un’aliquota del 2%, di poco superiore a quella massima oggi prevista per gli immobili, e incasserebbe 75 miliardi di euro. (Ma potrebbe anche applicare un’aliquota del 3% e persino del 5% incassando 200 miliardi circa di euro annui. E poiché lo Stato oggi spende meno di 80 miliardi annui per pagare gli interessi sul Debito, avrebbe annualmente un “guadagno” di oltre 120 miliardi). Ma, statene certi, ciò non succederà. Nessuno rifiuterebbe un’esenzione fiscale per mero “capriccio”.
Ma allora, chi potrà decidere di non trasformare le sue disponibilità finanziarie in Eurocertificati? Potrà deciderlo solo la grande finanza speculativa che è in grado di realizzare profitti enormi e può facilmente sostenere il peso dell’imposta prevista in questa legge. Ma se la grande finanza vuole tenere conti in Euro o in altre valute per guadagnare in tempi brevissimi il 100% di ciò che investe (con gli strumenti che abbiamo esaminato nella Riunione n. 4) pagherà l’imposta lasciando parte dei suoi guadagni nelle casse dello Stato. Per gli introiti dello Stato questa scelta sarà irrilevante e, se la grande finanza vuol pagare l’imposta, ben venga; i cittadini ne saranno lieti. * Non cambierà nulla per nessuno. Solo la finanza speculativa pagherà pegno lasciando allo Stato e, quindi ai cittadini, una parte dei suoi utili.
Mi pare di capire che questa vostra proposta si fonda sullo stesso principio sul quale si fondano le banche: è così? Sì, proprio così. Il principio è lo stesso. Le banche si fondano su un presupposto logico e una regola consolidata, che è la seguente: non succederà mai che i risparmiatori, tutti insieme e nello stesso preciso momento, vadano a ritirare i loro soldi. Se ciò avvenisse, tutte le banche fallirebbero. Lo strumento qui proposto si fonda sullo stesso principio: non succederà mai che tutti coloro che detengono Eurocertificati vorranno, tutti insieme e nello stesso preciso momento, convertirli in Euro. E comunque, anche se ciò avvenisse, lo Stato non fallirebbe, ma otterrebbe un guadagno.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Ma uno Stato può fallire? Dipende. In generale: se uno Stato ha contratto il Debito sotto la sua legge e ha la sovranità monetaria, la risposta è no. Se invece uno Stato si è indebitato in moneta estera, che non può controllare, allora può anche fallire. Per la Zona Euro: uno Stato può riprendersi la sua sovranità monetaria, pagare tutti i creditori e non fallire, solo se i suoi debiti sono stati contratti sotto la sua legge (come ha fatto l’Italia negli anni passati) e non sotto una legge straniera (come è stata costretta a fare la Grecia). Si veda a tal proposito ciò che abbiamo detto alla fine della Riunione n. 3 in merito alla lex monetae.
Allora l’Italia non può fallire? Proprio così. L’Italia non ha mai corso il rischio di fallire e non lo corre neanche oggi, perché ha emesso il suo Debito prevalentemente sotto la legge italiana. Per il futuro, invece, occorre vigilare e agire, poiché se l’Italia sarà costretta a indebitarsi sotto legge straniera e/o ad applicare norme europee che la ingabbiano, potrà fallire. Ricordiamo che gli strumenti per agire sono due:
· uscire, subito, dall’Euro, tornando alla situazione “ ante divorzio”, oppure · attuare, subito, il nostro Piano Finanziario, o qualsiasi altro piano che abbia gli stessi scopi e non arrechi danni ai cittadini.
Io ho comprato azioni di una società. Cosa devo fare per non pagare questa imposta? Nulla. Avrai sempre il diritto di percepire i tuoi dividendi o di vendere le tue azioni, ma potrai scegliere liberamente se farti pagare in Euro o in Eurocertificati.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU L’Europa mi garantisce la libertà di circolazione dei capitali. Io potrei fare questo: portare i miei soldi all’estero, mantenere il mio conto in Euro e non pagare l’imposta? No. Se sei un contribuente italiano soggetto alla legge italiana, dovrai pagare l’imposta, anche se porti i soldi all’estero o li investi in titoli esteri. Inoltre, se detieni all’estero somme importanti e vuoi fare il furbo, potresti esser costretto a pagare un’imposta in misura più elevata rispetto a quella stabilita per chi tiene i suoi soldi in Italia. Lo prevedono i Trattati europei. Se vuoi fare il furbo, devi lasciare l’Italia e stabilirti definitivamente all’estero come fanno, con scelta non certo apprezzabile, alcuni grandi contribuenti (che però corrono il rischio di contenziosi con l’Agenzia delle Entrate).
Cosa dite? I Trattati europei consentono di tassare in modo più elevato chi tiene i soldi fuori dal suo Stato? Sì, questo è previsto nell’articolo 65, comma 1 lettera a) del TFUE che riportiamo qui di seguito. « Le disposizioni dell’articolo 63 (N.d.R. libera circolazione dei capitali) non pregiudicano il diritto degli Stati membri: a) di applicare le pertinenti disposizioni della loro legislazione tributaria in cui si opera una distinzione tra i contribuenti che non si trovano nella medesima situazione per quanto riguarda il loro luogo di residenza o il luogo di collocamento del loro capitale ».
Quindi, lo Stato potrebbe tassare i capitali che io tengo all’estero in misura tale da “convincermi” a riportarli in Italia? Sì, certo. E potrebbe anche tassare in misura più elevata i titoli di società o Stati esteri che tu detieni, perché anch’essi sono capitale . * Questo Piano Finanziario non viola il principio della libera circolazione dei capitali , sancito dalle norme UE. Rende solo più conveniente tenere i propri soldi in Italia, proprio applicando i principi da esse sanciti.
E se io non dichiaro che tengo soldi all’estero? Commetti un reato.
E lo Stato ha gli strumenti per scoprirmi o per bloccare il trasferimento dei miei soldi all’estero? Sì, li ha; e può utilizzarli subito, senza attendere i risultati di laboriose trattative volte a stipulare accordi bilaterali con altri Stati.
· Per scoprirti: può utilizzare le norme contenute nella Convenzione penale sulla corruzione, ratificata con legge 28.06.2012 n. 110, che consente di censire i capitali italiani all’estero, anche in Paesi che erano paradisi fiscali inaccessibili (si veda, in particolare, l’articolo 21.b che obbliga gli Stati firmatari a dare informazioni)(38). · Per bloccarti: può utilizzare le norme contenute nell’articolo 65 del TFUE sopra citato che, oltre a quanto abbiamo detto prima, consente anche di impedire i trasferimenti di capitali all’estero per motivi di ordine pubblico. Tieni presente che i conti segreti detenuti, anche da noti personaggi, nei paradisi fiscali, vengono con sempre maggior frequenza scoperti e resi pubblici (la cronaca è ricca di questi episodi). La scoperta di un conto estero illecitamente detenuto, potrebbe comportare la confisca dei beni anche nei confronti degli eredi. Quindi, chi li detiene e ha figli o eredi che ama, oggi avrebbe interesse a essere in regola con le leggi vigenti, per non trasferire ai figli dei beni sempre confiscabili, anche dopo venti o trent’anni. Si pensi, ad esempio, alle demolizioni di immobili non sanabili operate anche dopo cinquant’anni a danno dei nipoti di chi li aveva costruiti, quando l’autore dell’abuso è morto; la sanzione non si prescrive. Si fa per le case e si può fare anche per i capitali.
Se si approva questo Piano Finanziario, cosa succederà ai fondi pensione e alle assicurazioni che, in genere, investono in Titoli di Stato? Niente di diverso rispetto a oggi. Fondi pensione e assicurazioni non comprano soltanto Titoli di Stato, quindi potrebbero potenziare i loro investimenti nell’economia reale o depositare i loro Eurocertificati in banca per trarne un interesse.
Certo, se si attuasse questo Piano, l’Italia farebbe un “balzo in avanti”: ma si potrà convincere la politica a muoversi in tal senso? Dipende dai cittadini: dovranno unirsi per costringerla a farlo. Noi possiamo limitarci a spiegare perché la finanza deve servire, e non governare, e possiamo proporre soluzioni per fare in modo che ciò avvenga in modo conforme alle leggi. * L’azione spetta ai cittadini che hanno a cuore il loro futuro e quello dei loro figli.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Nella Riunione n. 3 si era parlato di una Banca Commerciale di proprietà pubblica. Perché non si crea una banca di questo tipo che possa anche acquistare Titoli del Debito Pubblico? È indispensabile farla subito, indipendentemente dalla (o in aggiunta alla) approvazione del nostro Piano Finanziario. In tal modo potremmo evitare di corrispondere, da subito, ingiustificati compensi alle Banche Commerciali private.
Potete ricordarci quali sono questi ingiustificati compensi di cui godono le Banche Commerciali? Sì, brevemente, perché ne abbiamo già parlato nella Riunione n. 3. La Banca Commerciale X prende in prestito il denaro dalla BCE al tasso dell’1% e poi lo presta allo Stato a un tasso del 3% guadagnando il 2%, senza rischi e senza far nulla. Costituire una Banca Commerciale pubblica consentirebbe allo Stato italiano di risparmiare un bel po’ di soldi sugli interessi del Debito Pubblico, pur lasciando intatti i meccanismi su cui si fonda l’Euro e il ruolo della BCE. Purtroppo l’Italia non ha una Banca Commerciale pubblica; la Germania, invece ce l’ha ed è un potente motore di sviluppo(62).
Perché non si crea una Banca Commerciale pubblica anche in Italia? È ciò che proponiamo di fare. Proponiamo di creare una Banca Commerciale pubblica, denominata Banca dei Cittadini. E proponiamo che questa banca sia di proprietà dei cittadini e non dello Stato.
Come faranno gli italiani a essere proprietari della Banca dei Cittadini? Utilizzando lo stesso metodo che abbiamo suggerito per l’ADECI (l’Azienda dei Cittadini) nella precedente Riunione n. 6. Ogni cittadino sarà proprietario di un’azione della Banca dei Cittadini e disporrà di un voto (non delegabile) da esercitarsi anche telematicamente, ai sensi delle leggi vigenti. Proponiamo le relative norme nel gruppo di commi dal 19 al 21 del nostro Testo di Legge.
Si parla tanto di spending review : ma allora fare una banca pubblica non sarebbe la prima e più redditizia revisione della spesa da fare ? Sì certo, è essenziale farla; il risparmio di spesa sarebbe imponente. E dovrebbe esser fatta al più presto, perché:
· è perfettamente lecita; · comporterebbe un enorme risparmio di spesa per gli interessi; · non farla potrebbe essere considerato un atto omissivo, volto a continuare a elargire denaro pubblico alle Banche Commerciali private; · potrebbe acquistare i crediti delle banche in difficoltà, facendo guadagnare i cittadini e non la finanza privata (ricordiamo che la società che vent’anni fa acquistò i crediti deteriorati del Banco di Napoli ha avuto, nel tempo, un bel guadagno) .
E con quali strumenti sarà finanziata questa banca pubblica? Con gli stessi strumenti che utilizzano gli altri Stati per finanziare le loro banche pubbliche.
Un’obiezione; ma noi non abbiamo già due banche pubbliche? La Banca d’Italia e la Cassa Depositi e Prestiti? No. Siete male informati. La Banca d’Italia (che la legge e la Cassazione definiscono istituto di diritto pubblico) appartiene ormai per il 95% circa ai privati; e, peraltro, non può fare ciò che fanno le Banche Commerciali. La Cassa Depositi e Prestiti è di proprietà pubblica per l’80% e non agisce come una Banca Commerciale. In passato si era proposto di farla operare in tal senso, utilizzando gli sportelli di Poste italiane, ma poi non se ne è fatto nulla; peraltro, nel frattempo, le Poste sono state privatizzate. Come vedete, il privato è sempre presente, in maggioranza o in minoranza, in istituzioni che sono definite “pubbliche” e, il più delle volte, ne detta la linea operativa. * La linea operativa della Banca dei Cittadini che proponiamo di istituire, sarà invece dettata da dirigenti eletti dai cittadini, che risponderanno a questi ultimi e non alla politica.
Ma i cittadini saranno in grado di capire? La stragrande maggioranza dei cittadini oggi è in grado di capire e decidere. E per quelli che non capiscono, questa legge risulterà utilissima: farà comprendere che devono occuparsi di questi problemi, con lo stesso impegno con cui si dedicano delle loro faccende private (lavoro, tasse, pensioni, tenore di vita, ecc.). * Quando i cittadini comprenderanno che il proprio voto conta davvero, e non è una delega in bianco, anche i più pigri si “sveglieranno” e agiranno.
Perché è importante che i cittadini capiscano come funziona oggi la finanza? Perché, con il Neoliberismo, chi decide come creare e come muovere il denaro è più potente del Parlamento e del governo.
Cosa succederà quando i cittadini capiranno come funziona oggi la finanza? Cambierà tutto, non solo in Italia, ma anche in Europa.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Avete detto che non proponete di uscire dall’Euro, ma che il vostro Piano ci tornerà utile se in futuro decideremo di uscirne. Potete spiegarci il perché? I piani di uscita dall’Euro che circolano fra gli addetti ai lavori prevedono due possibilità. Un’uscita “morbida” e un’uscita “drastica”:
· L’uscita “morbida”, è un’uscita preannunciata; si corre il rischio di creare fughe di capitali all’estero. · L’uscita “drastica”, è quella che avviene all’improvviso; si corre il rischio di creare scompiglio materiale e psicologico.
L’adozione del nostro Piano elimina i rischi legati ai due tipi di uscita e consente, se e quando si vorrà uscire dall’Euro, di farlo perché tutti i meccanismi finanziari continuerebbero a funzionare regolarmente; gli Eurocertificati potrebbero solo cambiare il loro nome prendendone uno diverso (Lira, per far contenti i nostalgici, o qualsiasi altro nuovo nome).
Se usciremo dall’Euro, che fine faranno tutti gli Euro che abbiamo depositato alla Tesoreria dello Stato? Costituiranno uno strumento di difesa. Saranno un’enorme riserva valutaria che potremmo trasformare in Dollari o altre valute. * Se usciremo dall’Euro, gli Euro depositati alla Tesoreria ci consentirebbero di avere la più grande riserva valutaria del Pianeta , superiore a quella di ogni altro Stato e inferiore solo a quella della Cina( 65) . Diverremmo una potenza finanziaria. Ma non è nostra intenzione proporre l’uscita dall’Euro e il nostro Piano Finanziario infatti non la prevede.
Il vostro Piano Finanziario prevede di reperire circa 76 miliardi: si può fare affidamento su questa somma? Sì. La nostra previsione è fatta, prudenzialmente, al ribasso ed è fondata su dati concreti. La spesa che abbiamo sostenuto negli ultimi anni per pagare gli interessi sul Debito Pubblico ha oscillato fra i 66 e gli 84 miliardi annui. Consideriamo che fra non molto, la BCE smetterà di acquistare i Titoli del Debito Pubblico e gli interessi (lo dice il Tesoro nelle linee guida per l’anno in corso) torneranno a superare il 4% annuo. E, quindi, con questo tasso, dovremmo pagare 100 miliardi annui di interessi. Facciamo quindi un conto approssimativo di quanto risparmieremmo annualmente adottando questo Piano Finanziario e quanto spenderemmo se non lo adottassimo:
· se si approvasse questo Piano, la spesa per interessi oscillerà da zero a qualche miliardo annuo; · se non si approvasse questo Piano o un altro piano che abbia lo stesso scopo la spesa per interessi sfiorerà i 100 miliardi annui.
I 100 miliardi che dovremo pagare fra non molto fanno comprendere a tutti perché è essenziale adottare uno strumento che consenta di sterilizzare il Debito Pubblico.
Ho sentito parlare di altri strumenti volti a stimolare la crescita: moneta fiscale, moneta complementare, moneta locale, minibot. Li conoscete? Cosa ne pensate? Ben venga ogni iniziativa volta a dar soldi ai cittadini (segnaliamo in particolare gli studi di Tonino Perna sulle monete locali). Sono strumenti validissimi, che possono essere adottati in aggiunta agli Eurocertificati ma, da soli, non consentono di raggiungere tutti gli obiettivi che invece raggiungono gli Eurocertificati. Ecco perché. Questi strumenti: · non permettono di azzerare i costi di gestione del Debito Pubblico (cioè, gli interessi). Gli Eurocertificati, invece, lo fanno. · il nostro Debito Pubblico non sarebbe al sicuro dallo spread, di conseguenza i mercati potrebbero sempre dare “ordini” allo Stato e, quindi, ai cittadini. Con gli Eurocertificati ciò non potrà avvenire. · se decideremo di uscire dall’Euro, non avremo quella enorme riserva valutaria che ci darebbero invece gli Eurocertificati. · si propongono di aumentare l’occupazione, indirettamente, puntando sulla crescita. Ma non è detto che ciò avvenga. Gli Eurocertificati, invece, consentono di dar lavoro a tutti, subito.
Se il vostro Piano non funziona si possono utilizzare altri strumenti? Si può utilizzare qualsiasi strumento per reperire, quantomeno, i 25 miliardi che basterebbero per dar lavoro ai 3 milioni di disoccupati. Non si sterilizzerebbe il Debito Pubblico, ma si darebbe lavoro alla gente. Ma siamo convinti che il nostro Piano funzioni; basterà volerlo attuare.
L’ADECI potrebbe anche diventare un “ minatore” di moneta virtuale da utilizzare per ampliare la sua capacità di spesa, senza problemi di Debito o di deficit? Sì certo, potrebbe farlo in modo massiccio, mettendo all’opera un gran numero di macchine che creano bitcoin e/o altre monete virtuali. Peraltro, l’ADECI è una struttura privata e potrebbe spendere liberamente la moneta virtuale creata e, se lo riterrà utile, anche convertirla in Euro o in qualsiasi altra valuta. Inoltre i dipendenti da essa assunti, l aureati in Economia e opportunamente formati, potrebbero dar consulenza ai Sindaci per dar vita a monete locali di scopo.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Si può introdurre un’imposta sui grandi patrimoni finanziari investiti nella speculazione finanziaria e non nell’economia reale? Si potrebbe, ma l’Italia non è in grado di farlo da sola. Sarebbe necessaria una modifica dei Trattati , ma per far questo occorre convincere altri Paesi UE (lo vedremo meglio nella prossima Riunione n. 8).
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU a. Il nostro Piano Finanziario non prevede l’uscita dall’Euro, ma consente all’Italia di uscirne senza problemi, se e quando deciderà di farlo.
b. Il dio mercato. Il mercato, con il Neoliberismo, non è più uno strumento dell’attività umana, ma è un bene supremo, un dio a cui sono sottomessi anche i governi e che può persino pretendere, e ottenere, sacrifici umani.
c. Se il dibattito si concentra sulle critiche all’operato di questo o quel partito o uomo politico, si rischia di scordarsi che il problema non sono le persone ma è il sistema.
d. Il Debito è una pistola che la finanza punta alla nostra tempia e se non si disarma la finanza saremo sempre schiavi dei mercati finanziari che potranno impoverirci a loro piacimento, in qualsiasi momento.
e. Con il nostro Piano la sterilizzazione del Debito Pubblico si può fare senza uscire dall’Euro, ma ci sarà utile se l’Euro crollerà da sé o se decideremo di uscirne.
f. Dobbiamo organizzarci in modo da non dover più dipendere dai mercati finanziari e questo Piano Finanziario consente di farlo.
g. Il Debito si può sterilizzare introducendo, anche per i patrimoni finanziari, lo stesso modello di imposta patrimoniale che abbiamo suggerito per gli immobili.
h. È l’imposta patrimoniale differenziata in base all’uso, un modello innovativo di imposta volontaria che non arrecherà nessun danno ai cittadini e che sarà pagata solo da chi vuole pagarla.
i. Gli Eurocertificati sono uno strumento di pagamento utilizzabile solo in Italia che ha lo stesso valore dell’Euro ed è convertibile in Euro in qualsiasi momento e senza alcun costo.
j. I cittadini, senza perdere nulla e senza pagare nulla, sterilizzano il Debito e trovano i soldi per ridurre le imposte, creare lavoro e fare investimenti. Inoltre, disarmano la finanza, impedendole di dare ordini allo Stato a danno dei cittadini.
k. Gli Eurocertificati sono più affidabili dei Titoli di Stato, questi ultimi infatti non sono più sicuri come in passato perché oggi contengono le c.d. clausole CAC.
l. Gli Eurocertificati hanno un fondamento logico ineccepibile .
m. La ricchezza dell’Italia è enorme, ma va difesa perché i mercati e la finanza ce la stanno portando via e gli Eurocertificati sono uno strumento adatto a questo scopo.
n. Non bisogna tutelare solo i poveri e i disoccupati, ma anche tutti coloro che hanno lavorato sodo e detengono, lecitamente, un buon patrimonio personale. Se parliamo di Neoumanesimo dobbiamo tener presente che anche i “ricchi” sono uomini.
o. Con gli Eurocertificati non cambia nulla: né per i risparmiatori, né per chi compra e vende beni all’estero o ama viaggiare. Non cambia nulla neanche per le banche, che potranno continuare a operare regolarmente. Non cambia nulla per nessuno. Solo chi fa speculazione finanziaria pagherà pegno lasciando allo Stato, e quindi ai cittadini, una parte dei suoi utili.
p. Dal punto di vista giuridico i punti di forza degli Eurocertificati sono due: la libertà di scelta per il loro utilizzo e l’introduzione di un’imposta tramite la legge che li istituisce.
q. L’UE non potrebbe avviare alcuna procedura d’infrazione nei nostri confronti e, anche se lo facesse, le conseguenze sarebbero irrilevanti.
r. Con questo Piano Finanziario l’Italia non avrebbe più una pistola puntata alla tempia e potrebbe “battere i pugni sul tavolo” per cambiare la politica economica dell’UE.
s. L’Italia non ha mai corso il rischio di fallire e non lo corre neanche oggi. Per il futuro occorre vigilare e agire.
t. Questo Piano Finanziario non viola il principio della libera circolazione dei capitali, sancito dalle norme UE, rende solo più conveniente tenere i propri soldi in Italia. Quindi il principio UE è garantito.
u. Una Banca Commerciale pubblica? Utilissima, anche per risparmiare sugli interessi che paghiamo per il Debito Pubblico. Ma dovrà essere di proprietà dei cittadini e non dello Stato.
v. Molti cittadini non si interessano della “cosa pubblica” perché sono convinti che qualunque partito votino non cambi nulla. Ma se capiscono che possono incidere, si interessano, eccome!
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Fine della Riunione n. 7 |
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