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Riunione n. 8 Si può fare una nuova Europa, democratica e solidale? |
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1. L’UE. Un bel dono con in pancia una brutta sorpresa. Il cavallo di Troia 2. I principi cui si ispirano i Trattati… 3. … e la effettiva applicazione di questi principi 4. Il Parlamento europeo non ha i poteri di un vero Parlamento 5. Se l’Unione Europea non cambia, è destinata a fallire 6. Cosa si può fare per cambiare l’Unione Europea 7. Cosa potrebbe fare l’Italia per cambiare l’Unione Europea 10. I Trattati europei e la nostra Costituzione si ispirano a principi diversi e contrastanti 11. Non si deve far confusione fra i giudici europei che si occupano di Diritti dell’Uomo 12. Un appello ai Giudici costituzionali italiani 13. Le norme sul bail in sono incostituzionali 14. Noi, semplici cittadini, cosa possiamo fare?
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Perché parlate di cavallo di Troia? Perché l’Unione Europea (che molti, erroneamente, chiamano Europa) può essere paragonata al famoso cavallo di Troia che, sotto l’aspetto di un bel dono, celava uomini armati con ben altre intenzioni. È ciò che avvenne sotto le mura della città di Troia quando i Greci partirono lasciando un bellissimo cavallo in “dono” ai Troiani.
Potete spiegarci meglio? Sì, certo. L’Unione Europea (il cavallo) è un bel “dono”, che i fondatori del sogno europeo ci hanno “regalato”. Purtroppo, all’interno del “dono”, mani disattente (o colpevoli?) hanno inserito il Neoliberismo che “uccide” i popoli.
Gli Stati fondatori dell’attuale Unione Europea non applicavano già politiche economiche neoliberiste? No. Il Neoliberismo si è “insinuato” nelle istituzioni comunitarie a partire dagli anni ʼ 80, mentre i padri fondatori hanno dato il via al loro sogno negli anni ʼ 50, quando il Neoliberismo era “bandito” dalle politiche economiche degli Stati fondatori.
Per questo parlate di cavallo di Troia? Sì, è questo il motivo. I Troiani apprezzarono il cavallo lasciato sulla spiaggia dai Greci e lo portarono dentro le mura, non sapendo che nella sua pancia si nascondevano i soldati che avrebbero distrutto la città. Similmente, oggi molti apprezzano l’UE (il cavallo) ma ignorano che nella sua pancia c’è un’economia che ci ucciderà (il Neoliberismo). Bisogna far capire a tutti che, se si vuol salvare l’Unione Europea, occorre eliminare il Neoliberismo e riformare l’Unione Europea affinché essa ponga al primo posto l’uomo e il lavoro e non i mercati e la finanza. È necessario far capire a tutti quelli che credono nell’Unione Europea, che se si vuol prendere il cavallo, gli si deve svuotare la pancia.
Ma l’Europa non ci ha garantito settant’anni di pace in Europa? Dimenticate la NATO. Questa affermazione, ripetuta numerose volte in TV, va precisata. I settant’anni di pace in Europa sono “merito” della NATO, che è nata nel 1949.
Però l’Unione Europea ci dà tanti vantaggi, perché è necessario riformarla? Bisogna distinguere fra:
· i vantaggi che ci dà l’UE, molto propagandati in TV (tutela dei consumatori, telefonini, giocattoli, Erasmus, lavorare dove si vuole, ecc.) e · i danni che ci arreca l’UE con la sua politica economica (disoccupazione, povertà, aggressione dei risparmi, compressione dei diritti, ecc.).
Bisogna imparare a distinguere e a capire che si possono mantenere i vantaggi ed evitare i danni. Purtroppo, nel comune sentire si fa un tutt’uno e non si comprende che il Neoliberismo, che domina nell’UE, ha creato disoccupazione e povertà.
Ma i Trattati europei, non parlano di lavoro e di benessere dei popoli? Certo, ne parlano. Costituiscono gli scopi enunciati nei preamboli dei trattati:
· TUE - Trattato sull’Unione Europea · TFUE - Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Potete illustrarci i principi cui si ispirano i Trattati europei? Elenchiamo qui di seguito i nobili obiettivi che si propongono i Trattati europei e dopo averli esaminati, verificheremo, insieme a voi, se questi obiettivi sono quelli che l’UE vuole realmente conseguire o se invece sono stati utilizzati come cavalli di Troia dal Neoliberismo.
Gli obiettivi del TUE - Trattato sull’Unione Europea
«I firmatari… (cioè gli Stati)
Ispirandosi alle eredità culturali, religiose e umanistiche dell’Europa, da cui si sono sviluppati i valori universali dei diritti inviolabili e inalienabili della persona , della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza e dello Stato di diritto, confermando il proprio attaccamento ai principi della libertà, della democrazia e del rispetto dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali nonché dello Stato di diritto, Confermando il proprio attaccamento ai diritti sociali fondamentali, quali definiti nella Carta sociale europea firmata a Torino il 18 ottobre 1961 e nella Carta comunitaria dei diritti sociali fondamentali dei lavoratori del 1989, Determinati a promuovere il progresso economico e sociale dei loro popoli […], Decisi a portare avanti il processo di creazione di un’unione sempre più stretta fra i popoli dell’Europa, in cui le decisioni siano prese sempre il più vicino possibile ai cittadini […]».
Gli obiettivi del TFUE - Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea
«I firmatari… (cioè gli Stati)
determinati a porre le fondamenta di un’unione sempre più stretta fra i popoli europei , decisi ad assicurare mediante un’azione comune il progresso economico e sociale dei loro Stati […], assegnando ai loro sforzi per scopo essenziale il miglioramento costante delle condizioni di vita e di occupazione dei loro popoli […]».
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Ma sono principi bellissimi; come mai non sono stati applicati? Perché il contenuto dei Trattati non corrisponde agli scopi enunciati. Per questo abbiamo parlato di cavallo di Troia: dentro i nobili principi enunciati, il contenuto dei Trattati è totalmente ispirato ai principi della politica economica neoliberista, che mette al primo posto i mercati e la finanza e non il lavoro e i Diritti dell’Uomo. Basta leggerli per rendersene immediatamente conto o semplicemente guardarsi intorno per accorgersi che sono stati dimenticati o volutamente messi da parte. * Il giudizio per stabilire se una politica favorisce o danneggia i cittadini deve essere dato sul riflesso che ha sulla nostra vita e non su quello che ci viene raccontato. Quindi: verifichiamo, guardandoci attorno, se i principi dei Trattati sono stati applicati.
Dobbiamo guardarci intorno per capire se i nobili principi enunciati nei Trattati sono stati applicati? Sì. Leggiamo i principi enunciati nei Trattati, poniamoci le domande e guardiamoci attorno per trovare le risposte. · L’UE ha prodotto, com’è scritto nei Trattati , « il miglioramento costante delle condizioni di vita e di occupazione dei […] popoli »? Se ci guardiamo intorno, la risposta è no. Anzi, si può affermare che la capacità di acquisto dei cittadini è diminuita e la disoccupazione ha raggiunto i suoi massimi storici. · L’UE si è ispirata, com’è scritto nei Trattati , al «rispetto dei diritti dell’uomo»? Se ci guardiamo intorno, la risposta è no. Basta vedere l’esempio della Grecia e, perché no, anche dell’Italia ( quando si parla di Diritti dell’Uomo, non bisogna far confusione, come spiegheremo di seguito, fra le istituzioni dell’UE e la Corte europea che tutela i Diritti dell’Uomo) . · L’UE ha realizzato, com’è scritto nei Trattati, « un’unione sempre più stretta fra i popoli europei »? Se ci guardiamo intorno, la risposta è no. Ha fomentato piuttosto gli egoismi e i rancori fra i popoli europei. · L’UE ha fatto in modo, com’è scritto nei Trattati , che « le decisioni siano prese sempre il più vicino possibile ai cittadini […] »? Se ci guardiamo intorno, la risposta è no. Le decisioni vengono prese in sedi lontane senza che i cittadini capiscano (lo abbiamo visto con il bail in ) e persino segrete(52) (come avviene con il Transatlantic trade and investment partnership o TTIP)(55). · L’UE ha fatto crescere, com’è scritto nei Trattati , la tutela dei «diritti sociali fondamentali»? Se ci guard iamo intorno, la risposta è no. I diritti sociali fondamentali (occupazione, pensioni, retribuzioni, protezione sociale, ecc.) sono stati compressi. · L’UE ha ispirato, com’è scritto nei Trattati , la sua azione ai principi che regolano lo «Stato di diritto»? Se ci gu ardiamo intorno, la risposta è no. L’UE non ha certo la struttura di uno Stato democratico. Potremmo continuare, ma crediamo che basti. L’attuale struttura dell’UE non ha certo creato solidarietà. Dopo questa verifica diteci: possiamo affermare che mani disattente (o colpevoli) hanno dato vita a una produzione di norme europee che contrasta con i nobili principi contenuti nei Trattati? Certamente sì. Vogliamo infine ricordare lo spirito costituente dell’UE, contenuto nella Dichiarazione Schuman del 9 maggio 1950, richiamata di recente anche dal Papa(53): «L’Europa […] sorgerà da realizzazioni concrete che creino anzitutto una solidarietà di fatto». Inoltre l’attuale UE non è quella che molti sognavano e ancor oggi continuano a sognare e non ha nemmeno la struttura di Stato democratico. È chiaro che i nobili principi dei Trattati sono stati traditi, a partire da quello più importante: il principio democratico. Occorre dunque intervenire per ripristinare la democrazia. E non stupitevi per le critiche che muoviamo all’attuale UE (che, peraltro, non sono critiche, ma semplici constatazioni). Anche Papa Francesco, nel suo discorso davanti al Parlamento europeo, ha parlato forte e chiaro e ha detto che questa UE deve cambiare (5).
Avete detto che il Papa, nel suo discorso davanti al Parlamento europeo, ha parlato forte e chiaro; potete riportare qualche brano di ciò che ha detto? Sì, certo. Ecco alcune parole pronunciate da Papa Francesco al Parlamento UE:
· «È tempo di favorire le politiche di occupazione, ma soprattutto è necessario ridare dignità al lavoro , garantendo anche adeguate condizioni per il suo svolgimento». · «Ciò implica, da un lato, reperire nuovi modi per coniugare la flessibilità del mercato con le ne cessità di stabilità e certezza delle prospettive lavorative, indispensabili per lo sviluppo umano dei lavoratori». · «D’altra parte, significa favorire un adeguato contesto sociale, che non punti allo sfruttamento delle persone, ma a garantire, attraverso il lavoro, la possibilità di costruire una famiglia e di educare i figli». · «Cari Eurodeputati, è giunta l’ora di costruire insieme l’Europa che ruota non intorno all’economia, ma intorno alla sacralità della persona umana, dei valori inalienabili». · «Quale dignità potrà mai trovare una persona che non ha il cibo o il minimo essenziale per vivere e, peggio ancora, che non ha il lavoro che lo unge di dignità?». · «È andata crescendo la sfiducia da parte dei cittadini nei confronti di istituzioni ritenute distanti, impegnate a stabilire regole percepite come lontane dalla sensib ilità dei singoli popoli, se non addirittura dannose». · «L’essere umano rischia di essere ridotto a semplice ingranaggio di un meccanismo che lo tratta alla stregua di un bene di consumo da utilizzare, così che – lo notiamo purtroppo spesso – quando l a vita non è funzionale a tale meccanismo viene scartata senza troppe remore […] »(5).
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Perché dite che l’UE non ha la struttura di uno Stato democratico? Perché il vero potere è in mano a soggetti non eletti dai popoli europei.
Ma il Parlamento europeo non è democraticamente eletto da tutti i cittadini europei? Dite bene: i cittadini eleggono i parlamentari europei. Però, i parlamentari europei non sono dei veri parlamentari.
Che significa che i parlamentari europei non sono veri parlamentari? Vi diamo la risposta facendo a voi una domanda: qual è la prerogativa qualificante di un parlamentare? Risponderete certamente che tale prerogativa è l’iniziativa legislativa, cioè il potere di presentare e approvare proposte di legge utili ai cittadini di cui sono espressione. Ebbene, i parlamentari europei non possono presentare proposte di legge.
Cosa dite! I parlamentari europei non possono presentare proposte di legge? Proprio così; l’iniziativa legislativa è prerogativa esclusiva della Commissione europea. In sintesi, le proposte di legge possono essere presentate solo dalla Commissione, cui spetta l’iniziativa legislativa. Il Parlamento, se lo decide la metà + 1 dei componenti (non dei votanti, ma dei membri) può chiedere alla Commissione di presentare una proposta di legge.
Certo, questa è una pesante limitazione. Ma se la metà + 1 dei parlamentari raggiunge un accordo, può obbligare la Commissione a presentare e far discutere una proposta di legge? No. Anche se la metà + 1 dei componenti il Parlamento europeo si mette d’accordo per invitare la Commissione a presentare una proposta di legge, la Commissione può non presentarla perché non è obbligata a recepire la proposta del Parlamento, ma deve soltanto motivare il suo rifiuto. La proposta del Parlamento, quindi, non solo non si discute, ma neanche si presenta.
Non lo sapevamo! Questo non avviene neanche in un Consiglio Comunale. Ma allora, perché si chiama Parlamento? Non è questo, forse, un altro esempio del cavallo di Troia? Si dà una bella sede, un’apparenza gradevole e un nome roboante a un’istituzione (un Parlamento democraticamente eletto), ma dentro c’è un contenuto ben diverso (il dominio della Commissione, composta non da eletti, ma da nominati).
Ma il Parlamento europeo non ha altri poteri? Sì, ma ridotti e concentrati su basi oppositive/contributive. Presentiamo per chiarire una breve sintesi, ma consigliamo di approfondire questi argomenti. Il Parlamento può contribuire a non far approvare le leggi, a far dimettere i membri della Commissione, a bocciare il bilancio, a eleggere il Presidente della Commissione. L’esercizio di questi poteri, però, è limitato dalla presenza di una barriera pressoché insormontabile: questi infatti possono essere esercitati solo se lo decide la metà + 1 dei componenti, non dei votanti, ma dei membri; e ciò rende tutto ancora più difficile. Non si può certo dire che la sovranità, in UE, appartiene al Parlamento, come invece avviene in tutti gli Stati democratici. Considerate anche che i giudici europei, non superano un pubblico concorso né vincono un’elezione, come in genere avviene, ma sono nominati anch’essi dai governi. E non si dimentichi il grande potere che esercita il Consiglio europeo (composto dai capi di Stato e di governo) che non solo non risponde al Parlamento europeo, ma non risponde a nessuno (e molti cittadini non sanno neanche che esiste e men che meno cosa fa).
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Quindi, se l’Europa non cambia, è destinata a fallire? Sì, proprio così. I nobili principi enunciati nei Trattati non hanno trovato riscontro nella realtà. Le scelte dell’UE – lungi dal determinare unione fra i popoli, occupazione e tutela dei diritti fondamentali – hanno invece determinato odi e rancori, disoccupazione e compressione dei Diritti fondamentali dell’Uomo.
Quando fallirà il sogno europeo? Quando la mancanza di lavoro e la povertà saliranno sempre più in alto, fino a colpire prima il “ceto medio” e poi, ancora più in alto, colpendo anche chi oggi è “ricco”. Quando la maggioranza dei cittadini vedrà ridursi il proprio tenore di vita e la speranza di un futuro per i propri figli, il sistema esploderà. Possiamo solo augurarci che ciò avvenga senza violenza.
Molti dicono che ci vorrebbe “più Europa”; ad esempio, un’unione federale o confederale risolverebbe il problema? Il problema da risolvere è il fondamento dell’UE su una politica economica neoliberista e su basi non democratiche e non solidali. Qualsiasi riforma dell’UE sarà inutile, se prima non si attuano queste riforme e non si ripristinano democrazia e solidarietà. Per fare “più Europa” lo devono volere i cittadini, non la finanza. E i cittadini vorranno più Europa solo se l’UE dimostrerà, con i fatti e non con i proclami, che la sua politica economica tutela i loro diritti, primo fra tutti, il diritto al lavoro, e che il loro benessere è aumentato. * La voglia di unirsi viene solo se i cittadini toccano con mano che il loro benessere aumenta. Non basta sentirselo dire.
Allora, gli Stati Uniti d’Europa sarebbero una beffa, se prima non cambia la politica economica europea? Se l’UE non cambia la sua politica economica e non si ispira alla solidarietà, gli Stati Uniti d’Europa sarebbero un nuovo cavallo di Troia . Avrete notato che quando si consultano i popoli, per decidere se fare passi avanti verso un’Unione che abbia maggiori poteri, essi in genere rispondono no. Si veda, da ultimo, il referendum danese del dicembre 2015 e, ovviamente, la Brexit. Se non si dimostra, con i fatti che l’UE migliora le condizioni di vita della popolazione, l’Unione Europea è destinata a naufragare.
Non credo proprio che l’UE si preoccuperà del lavoro e dei diritti fondamentali; voi che dite? Siamo d’accordo con te. Non crediamo che lo farà spontaneamente. Bisogna che i cittadini di uno Stato importante si organizzino per dare una scossa al sistema. * Per cambiare l’UE occorre che uno Stato importante si alzi in piedi e dica: “Ora basta; se non si cambia, me ne vado”. L’Italia può farlo, ma prima deve mettere al sicuro il suo Debito da eventuali ritorsioni dei mercati finanziari.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Ma cosa si può fare per cambiare la politica economica dell’UE? Lo abbiamo appena detto, occorre che uno Stato importante, come ad esempio l’Italia o la Francia, si alzi in piedi e dica: “Ora basta; o si cambia o si smantella tutto e si riparte daccapo”.
Perché l’Italia non può alzarsi in piedi e pretendere che si cambi? Non può farlo per le seguenti tre ragioni:
· Perché è caduta nella trappola della privatizzazione della gestione del Debito Pubblico. Quindi, se l’Italia si alza e dice ora basta, i mercati aggrediscono immediatamente il suo Debito e la mettono in ginocchio. · Perché i politici e i cittadini contrari al Neoliberismo non riescono a organizzarsi in un fronte comune, ma restano divisi e si “accapigliano” su temi che, in confronto all’importanza primaria che per le nostre vite ha il problema europeo, sono assolutamente secondari. · Perché i “potenti” che (in buona o malafede) sostengono il Neoliberismo, operano una campagna di silenzio e/o di informazione terroristica su ogni iniziativa che intenda opporsi alle politiche neoliberiste.
Come ha fatto il Neoliberismo a mettere in trappola il nostro Debito Pubblico? Lo abbiamo spiegato nella Riunione n. 3; potete rileggerla.
L’Italia potrebbe almeno attivarsi per chiarire cos’è e cosa vuol fare l’Unione Europea? Sì, potrebbe farlo. Ma prima deve approvare norme che mettano al sicuro il suo Debito Pubblico da attacchi e ritorsioni. Solo dopo aver messo al sicuro il suo Debito l’Italia potrà “alzare la voce” in UE perché avrà la forza di pretendere la modifica dei Trattati europei.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Quale percorso potrebbe seguire l’Italia per alzarsi in piedi e chiarire cos’è e cosa vuol fare l’Unione Europea? Ecco un possibile percorso.
Anzitutto · Dovrebbe mettere al sicuro il suo Debito Pubblico, al fine di evitare attacchi ritorsivi. Per eliminare questo rischio, noi abbiamo suggerito l’introduzione degli Eurocertificati, ma qualsiasi altra soluzione che raggiunga lo stesso scopo va bene.
Poi · Dovrebbe attivare il processo di revisione dei Trattati, previsto nell’articolo 48 TFUE, presentando al Consiglio, ad esempio , la seguente proposta di modifica: Articolo 1 Gli scopi primari dell’Unione Europea sono la tutela dei diritti fondamentali, la piena occupazione e la solidarietà fra i cittadini europei. Articolo 2 In attuazione del principio di solidarietà, l’Unione dovrà garantire eguali livelli occupazionali e pari condizioni di benessere in tutti gli Stati membri. Articolo 3 Fino a quando non sarà approvata dai cittadini europei una Costituzione europea che tuteli i diritti fondamentali, le norme delle Costituzioni degli Stati membri prevalgono su quelle dell’Unione. Articolo 4 La funzione legislativa è esercitata dal Parlamento europeo che potrà, temporaneamente, legiferare in deroga ai Trattati fino alla loro modifica e/o sospenderne provvisoriamente l’applicazione. Il Parlamento europeo avrà il potere di redigere e proporre nuovi Trattati ispirati alla solidarietà che, prima della loro entrata in vigore, dovranno essere approvati dai cittadini degli Stati membri. La Commissione avrà solo funzione esecutiva. Articolo 5 Se sarà confermato l’Euro, la BCE dovrà essere di proprietà dei cittadini e avere come obiettivo la piena occupazione.
Infine · Dovrebbe fissare un termine per la modifica dei Trattati precisando che, in caso di mancato rispetto del termine, prima uscirà dall’Euro (pur restando nell’UE) e poi, se necessario, abbandonerà anche questa Unione Europea, per farsi promotrice di una nuova e diversa Unione, coinvolgendo solo quei Paesi che vogliono rifondarla su basi democratiche e sulla tutela dei Diritti dell’Uomo, primo fra tutti, il lavoro.
Ci sembrano proposte inaccettabili. Sono solo una provocazione? Non sono proposte inaccettabili. Noi le abbiamo formulate in modo sintetico, ma se riflettete un momento, vi accorgerete che queste proposte sono in linea con i principi contenuti nei Trattati ai quali gli Stati firmatari hanno detto di volersi ispirare. Siamo in condizioni di emergenza e l’UE rischia di esplodere; basterebbe un mini Trattato di poche righe, per puntellare subito l’Unione e ripartire a mente serena. Basterebbe anche tornare provvisoriamente alla CEE e poi ripartire su basi diverse. E per ciò che riguarda le norme costituzionali, vi chiediamo: si può consentire all’UE di imporci regole che abrogano, in silenzio, la nostra Costituzione e calpestano i diritti fondamentali? Un esempio: si può consentire che, con il bail in, i cittadini vengano spogliati dei loro risparmi che la Costituzione impone invece di tutelare? Le modifiche da noi proposte potrebbero, forse, non esser condivise dai 15.000 lobbisti attivi nell’UE(56). Ma i governi, approvandole, avranno un’eccellente occasione per dimostrare che non si lasciano condizionare da essi. * L’Italia dovrebbe fare all’UE “una proposta (ispirata ai principi enunciati nei Trattati) che non si può rifiutare”, salvo ammettere chiaramente che nell’UE si vuol favorire il benessere della finanza e non quello dei cittadini. E finalmente sapremo quali sono i veri scopi dell’UE.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Una Banca Centrale può avere fra i suoi scopi principali il perseguimento della piena occupazione? Sì, certo; ne abbiamo parlato quando abbiamo detto che la FED, cioè la Banca Centrale degli Stati Uniti (Paese ultraliberista), ha fra i suoi obiettivi primari l’occupazione dei suoi cittadini(14). E la proprietà della Banca Centrale, a nostro avviso, dovrebbe essere di tutti i cittadini, e non di pochi soggetti privati.
Può una Banca Centrale essere di proprietà dei cittadini? Certo. La moneta (quando viene emessa e prima che venga distribuita) era in passato, di proprietà del monarca o del principe; oggi, in democrazia, è di proprietà dei cittadini. Lo afferma persino un membro del Comitato esecutivo della BCE (50) . La moneta cambia proprietario solo quando, dopo la sua emissione, viene distribuita. I cittadini dovrebbero essere proprietari della Banca Centrale ed eleggerne i dirigenti, che sono coloro che creano la moneta.
Se queste norme proposte dall’Italia vengono accolte, si risolvono tutti i problemi? No, bisognerà comunque proseguire nella modifica dei Trattati. Ma se l’UE non accetta queste prime modifiche in senso democratico della sua struttura, vuol dire che non c’è nulla da fare; l’UE non ha futuro perché se ne infischia dei cittadini, calpesta le Costituzioni e dimostrerà che vuole occuparsi solo di mercati e finanza e non del benessere dei popoli europei. E i popoli europei reagiranno: è solo questione di tempo.
Praticamente l’Italia dovrà chiedere all’Europa: “dicci chi sei” e se sei stata creata per il benessere dei popoli o per la finanza? Sì, proprio così. Se i Trattati saranno modificati accogliendo la proposta dell’Italia, vorrà dire che l’UE è al servizio dei popoli e non della finanza. Quando poi i Trattati saranno stati rettificati si potrà discutere se fare “più Europa”. Dovrebbe essere anche affrontato il problema di una lingua ufficiale unica, obbligatoria fin dall’infanzia, che è essenziale avere se e quando si vorrà fare una vera e duratura unione di popoli; se, ad esempio, quarant’anni fa si fosse deciso di far studiare nelle scuole l’esperanto, lingua artificiale come artificiale è l’UE, oggi sarebbe tutto diverso. Si potrebbe anche, in mancanza di accordo fra gli Stati, estrarre a sorte un lingua qualsiasi fra le lingue dell’UE, da far studiare fin dall’infanzia, in modo che le nuove generazioni parlino tutte lo stesso idioma. Non si può pretendere che un cittadino debba essere informato di ciò che dice un esponente UE in una lingua a lui sconosciuta, con la mediazione di un interprete che spesso fatica lui stesso a comprendere ciò che viene detto e, quindi, a tradurre.
E se gli altri Stati non saranno disponibili ad accogliere le modifiche dei Trattati, cosa dovrebbe fare l’Italia? Dovrebbe prima uscire dall’Euro e, se necessario, anche dall’Unione. E se i cittadini italiani decideranno di uscire dall’UE, non è detto che si debba abbandonare il sogno europeo: si potrà ricostruirlo.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Perché, se l’Italia esce dall’Unione, non è detto che si debba abbandonare il sogno europeo? Perché se ne potrà fare una nuova. Se questa UE non cambia, chi crede nel sogno europeo fondato sulla solidarietà, potrà costruire una nuova Unione Europea, composta dai Paesi che non vogliono sacrificare i diritti dei cittadini sull’altare della finanza. E l’Italia potrebbe attivarsi, in prima fila, per raggiungere questo scopo, coinvolgendo solo quei Paesi che hanno la stessa visione. Una nuova Unione Europea, nella quale i nobili principi enunciati nei Trattati non siano poi traditi, ma trovino effettiva applicazione. Un percorso transnazionale in tal senso è già stato avviato da alcune forze politiche; ma sarebbe meglio che si attivasse lo Stato, con i suoi mezzi e le sue strutture di gran lunga superiori a quelle di cui può disporre una qualsiasi forza politica. Ricordiamo però che lo Stato, prima di far ciò, deve prima mettere al sicuro il suo Debito Pubblico.
Le forze politiche di tutta Europa, che non credono in questa UE e vogliono una nuova Unione veramente democratica, cosa potrebbero fare? Potrebbero mettersi al lavoro, senza distinzione fra correnti politiche – come si fece in Italia nel dopoguerra, a livello nazionale ed europeo – per redigere una bozza di Costituzione europea da proporre ai cittadini facendo confluire in essa i principi delle diverse Costituzioni nazionali. Una vera Costituzione e non un altro Trattato neoliberista che di Costituzione abbia solo il nome. In tal modo, i cittadini che credono nel sogno europeo potrebbero più facilmente convincersi ad abbandonare questa UE e a farne una nuova. Ogni “Unione” dovrebbe partire dai diritti dei cittadini e non da quelli di finanza e mercati.
Quindi, bisogna fare in modo che l’Europa ci dica chi è e cosa vuol fare? Sì. La modifica dei Trattati proposta dall’Italia sarebbe la classica prova del nove. Quali argomenti si potrebbero utilizzare per negare al Parlamento europeo, democraticamente eletto, il potere di legiferare (in un momento critico e solo provvisoriamente) in deroga ai Trattati? Quali motivazioni si potrebbero opporre alla richiesta di sancire la prevalenza delle Costituzioni democratiche sulle norme UE? Se l’UE non farà subito un passo per dimostrare che vuol togliere il potere a finanzieri e banchieri privati, per ridarlo ai cittadini, dimostrerà che è stata creata per la finanza e non per i popoli.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Una considerazione: questa struttura giuridica che ha oggi l’Unione Europea, non è in contrasto con la nostra Costituzione? Certo. Esiste un insanabile contrasto fra i Trattati europei e la nostra Costituzione. In sede UE senza alcuna informazione per i cittadini, si prendono decisioni i cui effetti si abbattono su di noi all’improvviso, com’è avvenuto con il bail in . Un altro esempio di scarsa informazione: c hi di voi sa cos’è il CETA (Trattato di libero scambio con il Canada)(67) e se è già entrato in vigore? * S i cancella, in silenzio, la sovranità democratica dei popoli per sostituirla con la sovranità del grande capitale.
Perché c’è un contrasto fra i Trattati europei e la nostra Costituzione? Nel Vademecum, abbiamo cercato, per quanto possibile, di citare poche norme giuridiche. Cercheremo quindi di dare una spiegazione, facilmente comprensibile, del perché Trattati europei e Costituzione italiana sono destinati a “scontrarsi”. Ogni organizzazione statuale ha alla sua base quella che si definisce una “costituzione economica”, alla luce della quale vengono formulate le norme giuridiche che regolano l’assetto di uno Stato o di un’unione di Stati, con particolare riferimento ai diritti fondamentali dei cittadini. Ebbene:
· i Trattati europei si ispirano al modello neoliberista e privilegiano i mercati e la finanza; · la nostra Costituzione si ispira al modello keynesiano e privilegia il lavoro (tutto il lavoro: autonomo, dipendente, imprenditoriale) la casa, il risparmio, ecc.
I due modelli economici divergono profondamente e le norme giuridiche che ne discendono sono destinate a confliggere. Si tratta, quindi, di posizioni inconciliabili. I cittadini devono essere correttamente informati su questo insanabile contrasto ed esser messi nelle condizioni di capire per poter scegliere. Il conflitto non riguarda solo l’Italia; anche altri Stati che aderiscono all’UE hanno Costituzioni che confliggono con i Trattati. E quando tutti i cittadini europei capiranno che i Trattati violano le loro Costituzioni e che per contrastare il Neoliberismo devono unirsi, il sistema deflagrerà.
Il Progetto e il Piano, che ci avete illustrato nelle precedenti Riunioni, si ispirano alla Costituzione o ai Trattati? Si ispirano alla Costituzione, ma possono essere attuati senza modificare i Trattati perché consentono di realizzare un modello keynesiano “aggiornato”, restando entro i limiti imposti dalle norme europee. Alla lunga, però, questo contrasto normativo esploderà e i cittadini dovranno decidere se pretendere la modifica dei Trattati, oppure accettare che la nostra Costituzione venga disapplicata o silenziosamente cancellata . Ma abbiamo deciso di non approfondire gli aspetti giuridici e non andiamo oltre.
Perché non avete approfondito gli aspetti giuridici del problema? Perché abbiamo deciso di concentrare il nostro racconto su aspetti pratici facilmente comprensibili, che incidono sulla nostra vita di tutti i giorni e sul futuro dei nostri figli; abbiamo deciso di utilizzare solo l’esame dei frutti prodotti dall’albero neoliberista, che tutti possiamo facilmente toccare con mano. Se avessimo approfondito gli aspetti giuridici il Vademecum sarebbe stato molto più complesso da capire, mentre volevamo renderlo accessibile al maggior numero di persone. Chi volesse analizzare i temi giuridici potrà utilizzare gli scritti del prof. Giuseppe Guarino(47) e del Presidente Luciano Barra Caracciolo (è il Presidente della VI sezione del Consiglio di Stato, impegnato in un’ammirevole opera di spiegazione dei motivi del contrasto fra Trattati e Costituzione). Per un rapido approccio a queste problematiche, potete anche leggere un’intervista al Presidente(41).
Consentiteci comunque qualche domanda di carattere giuridico: la magistratura può ergersi a tutela dei Diritti dell’Uomo quando i Trattati li violano? Oggi è difficile. A seguito dell’approvazione della legge sulla responsabilità dei giudici, oggi solo la Corte Costituzionale può impedire che le norme dei Trattati violino i Diritti dell’Uomo.
Che c’entra la legge sulla responsabilità dei giudici in questo discorso? C’entra, perché dentro l’apprezzabilissima tutela dei cittadini dagli errori dei giudici (di cui si è molto parlato in TV), cela una meno apprezzabile tutela della finanza e dei mercati (di cui invece si è parlato poco). Dentro il bel cavallo (sostegno dei cittadini), c’è il nemico (salvaguardia del Neoliberismo). Sarebbe stato meglio introdurre la responsabilità dei giudici solo per garantire i cittadini e non per garantire gli interessi del sistema neoliberista.
Perché la legge sulla responsabilità dei giudici tutela gli interessi dei mercati e della finanza? Perché ha introdotto pesanti sanzioni patrimoniali a carico dei giudici italiani che “non seguono le istruzioni” dei giudici europei nell’applicazione delle norme. Quindi, se un giudice italiano, per tutelare i Diritti dell’Uomo, non fa ciò che dicono i giudici dell’UE, viene pesantemente punito. Con le sanzioni patrimoniali introdotte da questa legge, i giudici italiani sono stati definitivamente arruolati dal sistema neoliberista, con la minaccia di svuotare il loro portafoglio con pesanti multe. Il Neoliberismo, dopo essersi impadronito dell’attività legislativa, è riuscito a impadronirsi anche dell’attività giurisdizionale. Solo la Corte Costituzionale non può essere arruolata e può decidere liberamente; e in molti casi lo ha già fatto.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Spesso i giudici europei condannano l’Italia perché ha violato i Diritti dell’Uomo. Che male c’è se i giudici italiani sono obbligati a seguire le loro “istruzioni”? Attenzione. Non si deve far confusione fra i giudici europei, che si occupano di tutela dei Diritti dell’Uomo. Quando si parla di giudici europei, occorre distinguerli a seconda della Corte alla quale essi appartengono. Esistono, infatti, due Corti europee, che hanno funzioni diverse:
· Corte europea per i Diritti dell’Uomo (CEDU o Corte EDU): non fa parte del sistema UE ma possiamo definirla la sentinella dei Diritti dell’Uomo. Ha sede a Strasburgo, e dà applicazione alla Convenzione europea per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo (CEDU) tutelandoli nei Paesi che l’hanno sottoscritta (molti dei quali non fanno parte della Unione Europea). Alla CEDU , infatti, hanno aderito 47 Paesi(48). · Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE): fa parte del sistema UE e possiamo definirla come la sentinella del Neoliberismo anche se, a volte, si occupa pure di Diritti dell’Uomo. Ha sede in Lussemburgo e ha come compito prevalente quello di garantire la corretta applicazione ai Trattati europei . All’UE hanno aderito 28 Paesi (e solo 19 hanno adottato l’Euro)(49). Ebbene: la responsabilità dei giudici italiani è stata introdotta solo con riferimento alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (sentinella del Neoliberismo) e non è prevista con riferimento alla Corte europea per i Diritti dell’Uomo (sentinella di questi ultimi). I giudici italiani, se hanno un dubbio, quindi, devono rivolgersi alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE) e non alla CEDU.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU La nostra Corte Costituzionale ha il potere di intervenire a tutela dei diritti fondamentali? Sì: i poteri dei Giudici costituzionali sono diversi dai poteri dei giudici normali (cioè quelli dei tribunali, delle Corti di appello, della Cassazione, del Consiglio di Stato, ecc.). Solo i giudici della Corte Costituzionale possono “salvare” la Costituzione. Peraltro, diverse sentenze della nostra Corte Costituzionale affermano la prevalenza dei diritti costituzionalmente sanciti sulle norme UE. E anche le Corti Costituzionali di altri Paesi sono già intervenute in tal senso: la Corte Costituzionale portoghese(42) e la Corte Costituzionale austriaca (44) .
La Corte Costituzionale è il nostro baluardo a tutela dei diritti fondamentali? Sì. I Giudici costituzionali possono far prevalere la linea interpretativa, perfettamente legittima, che prevede questo: la Costituzione italiana, specie in tema di diritti fondamentali, prevale su qualsiasi norma dell’Unione Europea.
I Giudici costituzionali dovrebbero rendersi conto che questo è un momento storico particolare? Sì. Dovrebbero rendersi conto che, per la gravità del momento, le loro decisioni e i loro nomi non saranno ricordati solo dagli studiosi del Diritto, ma faranno parte della storia italiana. Speriamo, ne tengano conto, ed evitino di essere ricordati come “coloro che hanno consentito l’abrogazione tacita della nostra Costituzione”.
Volete fare un appello ai Giudici costituzionali? Sì, vogliamo farlo. Ma dobbiamo estenderlo anche agli avvocati e a tutti i giudici (la Corte Costituzionale non può agire di sua iniziativa).
Un appello a tutti gli avvocati Sollecitino i giudici a rivolgersi alla Corte Costituzionale ----------- Un appello a tutti i giudici Prima che alla CGUE, si rivolgano alla Corte Costituzionale ----------- Un appello ai Giudici costituzionali Impediscano l’ingresso nel nostro ordinamentodi norme che contrastano con i diritti fondamentaliI Giudici costituzionali lo stanno facendo: ricordiamo solo una delle più recenti decisioni, nella quale si afferma che le esigenze di bilancio non possono prevalere sulla tutela dei diritti fondamentali(61). Ma ve ne sono tante altre. La nostra speranza è che continuino con sempre maggior fermezza (superando qualche titubanza che, negli ultimi tempi, sembra averli frenati).
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Visto che si parla di Corte Costituzionale, vorremmo fare un’ultima domanda sul bail in. È giuridicamente corretto che gli incolpevoli cittadini, con il bail in, siano privati dei loro risparmi? No, non è corretto, né eticamente, né giuridicamente. Seguite questo percorso logico:
· La tutela del risparmio è garantita dalla nostra Costituzione. · Lo Stato, per garantire la tutela del risparmio che la Costituzione gli impone, ha delegato i suoi poteri ad alcune istituzioni: CONSOB (Commissione nazionale per le società e la Borsa), Banca d’Italia, BCE. · Queste istituzioni non sono riuscite a tutelare i risparmiatori. · Esse sono, quindi, responsabili e devono indennizzare i risparmiatori. · Se queste istituzioni non indennizzano i risparmiatori, deve intervenire lo Stato.
Perché se queste istituzioni non hanno i soldi che servono per gli indennizzi, quelli che mancano deve metterli lo Stato? Per un principio giuridico consolidato: se il delegato sbaglia, e non ha i soldi per pagare, deve pagare il delegante. D i c onseguenza l o S tato, c he h a d emandato a d a ltre i stituzioni i s u oi compiti, deve indennizzare integralmente i risparmiatori, ai sensi dell’articolo 47 della Costituzione (ricordiamo che le norme costituzionali devono prevalere su quelle europee). Il governo, quindi, può approvare un decreto legge per indennizzare tutti i risparmiatori senza a ttendere che s i pronunci l a Corte Costituzionale. Il governo potrà poi provvedere a rivalersi sulle (o a sanzionare le) istituzioni alle quali aveva delegat o e a ripensare il sistema di vigilanza per evitare che in futuro non av venga più c iò che è av venuto in passato.
Queste norme sul bail in sono in contrasto con la nostra Costituzione? Certo, e prima o poi la Corte Costituzionale dovrà intervenire. La Corte Costituzionale austriaca è già intervenuta e ha dichiarato illegittimo il provvedimento del governo che aveva salvato una banca con i soldi dei risparmiatori (c.d. bail in)(44). Ma c’è di più. Queste norme sono in contrasto anche con la CEDU (Convenzione europea per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo) di cui abbiamo parlato prima, a proposito di sentinella dei Diritti dell’Uomo(43).
Perché le norme sul bail in sono in contrasto anche con la CEDU? Perché la CEDU afferma che nessuno può esser privato di un bene che abbia un contenuto patrimoniale (quindi anche depositi e obbligazioni) se non per causa di pubblica utilità e con un giusto indennizzo. Diamo per scontato che ci sia la causa di pubblica utilità (il salvataggio del sistema bancario); ma nel bail in manca il giusto indennizzo! Si può quindi prevedere che, se i risparmiatori spogliati dei loro beni senza risarcimento, si rivolgeranno alla Corte europea dei Diritti dell’Uomo, questa condannerà l’Italia per aver adottato il bail in . Quindi, potrebbe verificarsi la seguente situazione: · La Corte di Giustizia dell’Unione Europea (la sentinella del Neoliberismo) condanna l’Italia se non applica il bail in. · La Corte europea dei Diritti dell’Uomo (sentinella di tali diritti) condanna l’Italia se applica il bail in perché è un esproprio senza indennizzo( 43).
Ma è un manicomio! Sì, è un manicomio. Così non può certo continuare; impazziremo tutti. Le leggi dovrebbero dare certezze ai cittadini e non creare confusione. * Persino un giudice della CGUE (che applica i Trattati) ha riconosciuto che: « Dai Trattati europei è nato un mostro incontrollabile »(66). C’è da chiedersi se la confusione che creano le leggi non sia casuale ma voluta, allo scopo di tenere impegnato il cervello dei cittadini a districarsi fra le leggi e a non ragionare su ciò che succede. L’incomprensibilità delle norme è utile a chi governa? Pare di sì. Un esempio: * Der Spiegel scrive che il Presidente della Commissione europea, Juncker, ha detto in passato: «Prendiamo una decisione, poi la mettiamo sul tavolo e aspettiamo un po’ per vedere che succede. Se non provoca proteste né rivolte, perché la maggior parte della gente non capisce niente di cosa è stato deciso , andiamo avanti passo dopo passo fino al punto di non ritorno» (39) . E, spesso, in questo groviglio di norme si muovono con difficoltà anche soggetti che ci rappresentano in sede UE. Basti pensare che molti di questi oggi “strillano” contro il bail in che hanno contribuito ad approvare. E si dice che il bail in va cambiato (46). Ma non siamo giunti (come suggeriva Juncker) al “punto di non ritorno”?
Dicono, in TV, che le norme sul bail in sono state fatte perché i cittadini non volevano salvare le banche con i soldi pubblici. È così? No, non è così. I cittadini non si lamentavano per il salvataggio delle banche con i soldi pubblici, perché capiscono che con il fallimento delle banche perderebbero i loro risparmi. I cittadini lamentavano semmai che esse venissero salvate regalando loro, senza alcuna condizione, i soldi pubblici e lasciandole poi in mano ai privati, come se nulla fosse avvenuto. Anche il Papa (si veda la Riunione n. 4) ha condannato i salvataggi delle banche operati dagli Stati, senza imporre loro alcuna condizione. Se lo Stato salva una banca, dovrebbe diventarne proprietario.
Bisogna quindi che i cittadini abbiano garanzie? Si, ma non solo in tema di risparmio. Bisogna ridare ai cittadini quelle certezze di cui il Neoliberismo li ha oggi privati.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU Ma allora, dei semplici cittadini come noi cosa possono fare? Anzitutto, smettere di definirvi semplici cittadini. I cittadini sono i padroni delle istituzioni ma a una condizione: devono andare a votare. E, prima di votare, devono pretendere che le forze politiche dicano qual è la loro politica economica. Dovete avere ben chiaro in mente questo concetto e agire di conseguenza. Dovete capire che il vostro futuro e quello dei vostri figli è nelle vostre mani. Dovete abbandonare il disinteresse, l’apatia e l’astensione da ogni attività politica e dovete impegnarvi affinché le cose cambino. Ne avete il potere, dipende solo da voi. Fatelo.
Cosa dovrebbero fare le forze politiche per evitare che fra i cittadini, in tema di politica economica, regni la confusione? Dovrebbero dire con chiarezza, con riferimento al Neoliberismo, da che parte stanno e · se sono contrarie, dovrebbero spiegare con quali strumenti intendono contrastarlo; · se sono favorevoli, dovrebbero spiegare come intendono eliminare gli effetti negativi che il Neoliberismo produce (li abbiamo illustrati in questo Vademecum) * Ma, attenzione. Non basterà che le forze politiche dicano, come solitamente avviene: bisogna cambiare l’Europa. Se vogliono cambiare l’Europa devono anche spiegare con quale strumento intendono rendere inoffensiva l’arma che ci puntano alla tempia: il Debito Pubblico. Nella precedente Riunione noi abbiamo individuato negli Eurocertificati lo strumento più efficace per raggiungere questo scopo; ma qualsiasi altra soluzione che raggiunga lo stesso scopo, ovviamente, va bene.
I cattolici hanno un compito particolare? Sì, lo abbiamo detto e anche per questo abbiamo voluto utilizzare le parole del Papa per spiegare cos’è il Neoliberismo. Il Papa ha chiamato i cattolici a impegnarsi e cooperare: lo facciano! I cattolici devono darsi una scossa, non devono concentrarsi solo su temi prevalentemente etici, ma devono comprendere l’importanza dei temi di politica economica e unirsi ai non cattolici per contrastare il Neoliberismo.
Finiamo qui le nostre Riunioni per capire come contrastare il Neoliberismo? Sì, noi abbiamo spiegato cos’è il Neoliberismo e abbiamo illustrato un Progetto che può, sia pur parzialmente, contrastarlo. Crediamo di aver fornito le informazioni che servono per capire e agire. Il nostro compito è finito. Ora tocca a voi organizzarvi.
Ci darete qualche consiglio su come possiamo organizzarci? Sì. Parleremo degli strumenti che potete utilizzare e lo faremo nell’ultima Riunione, la n. 9.
Per navigare scorri la pagina o TORNA SU a. Svuotare la pancia del cavallo. Bisogna far capire a tutti quelli che credono nell’Unione Europea che se si vuol prendere il cavallo gli si deve svuotare la pancia.
b. Dopo aver esaminato i nobili obiettivi che si propongono i Trattati europei, abbiamo verificato (guardandoci intorno insieme a voi) che questi obiettivi non sono quelli che l’UE vuole realmente conseguire ma che sono stati utilizzati come cavalli di Troia dal Neoliberismo. Per la verifica abbiamo utilizzato un metodo infallibile, questo: l’albero si riconosce dai frutti .
c. Per capire se una politica economica funziona, e quindi se favorisce o danneggia i cittadini, il giudizio deve essere dato sul riflesso che tale politica ha sulla nostra vita e non su quello che ci viene raccontato.
d. Le critiche che muoviamo all’attuale UE (che, peraltro, non sono critiche, ma semplici constataz ioni) sono state espresse anche da Papa Francesco che, nel suo discorso davanti al Parlamento europeo, ha parlato forte e chiaro e ha detto che questa UE deve cambiare (5).
e. I nobili principi dei Trattati sono stati traditi, a partire da quello più importante: il principio democratico. L’Unione E uropea, infatti, non ha la struttura di uno Stato democratico. Occorre intervenire per ripristinare la democrazia.
f. Ci vuole “più Europa”? Il problema è il fondamento dell’UE su una politica economica neoliberista e la mancanza di democrazia e di solidarietà.
g. I cittadini vorranno “più Europa” solo se l’UE dimostrerà, con i fatti e non con i proclami, che la sua politica economica tutela i loro diritti, primo fra tutti, il diritto al lavoro, e che il loro benessere è aumentato.
h. Per cambiare l’UE occorre che uno Stato importante si alzi in piedi e dica: “Ora basta; se non si cambia, me ne vado”. L’Italia può farlo, ma prima deve mettere al sicuro il suo Debito da eventuali ritorsioni dei mercati finanziari.
i. Solo dopo aver messo al sicuro il suo Debito l’Italia potrà “alzare la voce” in UE e avere la forza di pretendere la modifica dei Trattati europei.
j. L’Italia deve fare all’UE una “proposta che non si può rifiutare” , salvo ammettere chiaramente che nell’UE si vuol favorire il benessere della finanza e non quello dei cittadini. E finalmente sapremo quali sono i veri scopi dell’UE.
k. Una nuova Unione Europea per chi crede nel sogno europeo. Se questa UE non cambia, chi crede nel sogno europeo che era fondato sulla solidarietà, potrà costruire una nuova Unione Europea, composta dai Paesi che non vogliono sacrificare i diritti dei cittadini sull’altare della finanza.
l. In sede UE senza alcuna informazione per i cittadini, si prendono decisioni i cui effetti si abbattono su di noi all’improvviso, com’è avvenuto con il bail in.
m. In sede UE si cancella la sovranità democratica dei popoli per sostituirla con la sovranità del grande capitale.
n. I Trattati europei si ispirano al modello economico neoliberista e privilegiano i mercati e la finanza. La Costituzione italiana si ispira a quello keynesiano e privilegia il lavoro (autonomo, dipendente, delle imprese) la casa, il risparmio, ecc. I due modelli sono inconciliabili.
o. I cittadini devono essere correttamente informati su questo insanabile contrasto ed esser messi nelle condizioni di capire per poter scegliere.
p. Non si deve far confusione fra i giudici europei, che si occupano di tutela dei Diritti dell’Uomo. Bisogna tenere ben distinte le due Corti Europee, quella di Strasburgo e del Lussemburgo.
q. Un appello ai Giudici costituzionali: impediscano l’ingresso nel nostro ordinamento di norme che contrastano con i diritti fondamentali.
r. Gli autori del Vademecum non intendono organizzare movimenti politici o far propaganda elettorale ma analizzare una problematica e fornire suggerimenti per una soluzione. Tocca a voi organizzarvi.
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Fine della Riunione n. 8 |
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